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Intelligenza Artificiale e assistenti virtuali

Lo scorso martedì Apple ha presentato al pubblico la nuova gamma di iPhone. La quindicesima generazione dello smartphone arriverà sugli scaffali accompagnata dal sistema operativo iOS 17, le cui specifiche sono già note dal WWDC di giugno.

Tanto nel keynote quanto nella conferenza dedicata agli sviluppatori Apple ha sottolineato l’adozione di tecnologie, materiali e soluzioni di ultima generazione a livello hardware e software, con un’importante eccezione.

L’Intelligenza Artificiale generativa è stata la grande assente nelle nuove funzionalità di Siri, l’assistente vocale presente a bordo dei prodotti Apple dal 2011.

Quest’ultima ora interviene se chiamata per nome, senza bisogno di pronunciare il caratteristico “Ehi Siri", e accoglie più richieste contemporaneamente – ma i suoi limiti più grandi non sono ancora stati risolti.

In effetti molti utenti trovano che, dopo anni dalla sua introduzione, l’assistente vocale Apple sia rimasto indietro rispetto ai tempi. Questo svantaggio, inoltre, è percepito come tale non solo nei confronti dei competitor, ma anche e soprattutto rispetto ai Large Language Models come GPT-4, il modello alla base di ChatGPT.

Dai chatbot agli assistenti virtuali… e viceversa

Per comprendere al meglio i motivi dello svantaggio competitivo – vero o apparente che sia – di Apple nella corsa all’Intelligenza Artificiale, è opportuno fare un passo indietro, ricordando innanzitutto la differenza tra chatbot e assistenti virtuali.

Mentre entrambi i servizi sono progettati per favorire l’interazione diretta con gli utenti, i chatbot sono principalmente orientati alle conversazioni testuali, mentre gli assistenti virtuali come Siri sono progettati per eseguire una vasta gamma di azioni, basate sull’ecosistema di appartenenza, a partire da comandi vocali.

Nell’era del Web 2.0, un botta-e-risposta verbale con una voce sintetizzata e addestrata su un vasto database, in grado di elencare le funzionalità del nuovo iPhone, istruirci con nozioni di cultura generale e raccontare barzellette, rappresentava un’esperienza di gran lunga superiore a quella fornita dai rigidi chatbot di prima generazione.

Alexa, Google Assistant e gli altri

Le altre grandi multinazionali del mondo tech non hanno tardato a cavalcare l’onda del successo di Siri, dando vita ai loro assistenti virtuali: ricordiamo innanzitutto Google Assistant e Alexa, l’assistente a bordo dei prodotti Amazon, ma anche di soluzioni proprietarie come Bixby, l’assistente virtuale di Samsung.

Nel corso del tempo Google Assistant, presente a bordo degli smartphone e tablet Android più recenti, si è arricchito con le funzionalità del celebre motore di ricerca, mentre Alexa “anima” le ricerche vocali sul marketplace di Amazon e le funzionalità di domotica di milioni di case in tutto il mondo.

Una sorte meno fortunata è toccata invece a Cortana, l’assistente virtuale di Microsoft che animava i PC Windows: recentemente l’app dedicata è stata abbandonata dallo stesso produttore a bordo dei dispositivi Windows 11, in vista di una futura integrazione con il chatbot AI Copilot.

Siri, capostipite dei moderni assistenti virtuali, continua a sopravvivere, ma è rimasta indietro: l’assistente vocale più longevo tra quelli prodotti dai “big” della tecnologia ha ormai alle spalle ben 12 anni di storia, costellati da ben pochi progressi significativi nell’esperienza utente.

La rivoluzione dei chatbot AI

L’Intelligenza Artificiale ha cambiato le carte in gioco per l’intero mondo della tecnologia: il settore degli agenti conversazionali non fa affatto eccezione.

All’interno dell’ondata innovativa causata dall’Intelligenza Artificiale generativa troviamo in una posizione di spicco i Large Language Models, o modelli linguistici di grandi dimensioni.

Come sappiamo bene in Neosperience, si tratta di una vera e propria rivoluzione, che permette ai chatbot di raggiungere capacità conversazionali e livelli di comprensione del linguaggio naturale impensabili fino a pochi mesi fa.

I chatbot arricchiti da una forma conversazionale di AI, come GPT-4, aprono la strada a innumerevoli scenari applicativi, sia in ambito personale sia in ambito enterprise.

I chatbot AI sono ormai ovunque: dall’utilizzo quotidiano di ChatGPT, capace anche nella sua versione gratuita di restituire output testuali facilmente rielaborabili e utilizzabili tanto sul lavoro quanto nella vita di tutti i giorni, fino alle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale nell’ambito della Customer Experience, questi strumenti hanno contribuito ad alzare di molto l’asticella delle aspettative degli utenti.

Assistenti virtuali e AI

Assistenti virtuali e Intelligenza Artificiale generativa, una partita persa?

Nel panorama degli assistenti conversazionali gli assistenti virtuali come Siri e Alexa hanno apparentemente già perso l’occasione perfetta per mantenere la loro rilevanza nei confronti del grande pubblico.

Come già anticipato, l’era degli assistenti virtuali tradizionali sembra essere ormai giunta al tramonto: i chatbot AI hanno cambiato completamente le carte in tavola e la rivoluzione dei Virtual Agent, capaci di portare la dimensione conversazionale su tutt’altro livello, è ormai alle porte.

Come ricorda un recente approfondimento del New York Times sul tema, gli assistenti virtuali sono poco al passo con le nuove generazioni, bonariamente scherniti nei talk show del sabato sera e in generale utilizzati con un certo grado di frustrazione. In altre parole, per usare l’espressione dell’amministratore delegato di Microsoft Satya Nadella, sono “stupidi come un sasso”.

Nonostante i loro evidenti limiti, tuttavia, Siri, Google Assistant e Alexa giocano ancora un ruolo importante nelle vite di molti.

Che sia per pura abitudine, per la loro intuitività o per questioni di accessibilità digitale, la partita degli assistenti virtuali non è ancora del tutto persa – e un’integrazione con l’AI, per quanto tardiva, può aiutarli a ribaltare il risultato.

Ma “Siri-GPT” è ancora lontana

Torniamo allora brevemente al paragrafo di apertura di questo articolo. A fine 2023 l’Intelligenza Artificiale generativa ormai è letteralmente e metaforicamente ovunque si parli di tecnologia… tranne, apparentemente, all’interno dell’assistente virtuale Apple. E per buoni motivi.

Una delle principali sfide affrontate da Siri è stata la sua architettura di base, ritenuta a detta degli stessi sviluppatori ingombrante e non facilmente adattabile. L'aggiunta o la modifica di funzioni e termini nel suo database, che contiene un vasto elenco di parole in quasi una ventina di lingue, è un'operazione che può richiedere settimane o addirittura mesi.

Questa lentezza contrasta con la capacità di altri sistemi di Intelligenza Artificiale, come appunto i Large Language Models, di generare risposte in tempo reale senza dipendere da risposte predefinite.

L’architettura alla base dei chatbot AI è infatti progettata per generare testo in risposta agli input ricevuti; a differenza di Siri, che si appoggia a un database esterno, i chatbot come ChatGPT generano le risposte in base al contesto fornito dall'input.

Mentre Siri si concentra su compiti specifici e interazioni funzionali all'interno dell'ecosistema Apple, comunicando solo superficialmente con il resto del Web, i chatbot conversazionali puntano a offrire risposte il più possibile dettagliate e coerenti, almeno dal punto di vista linguistico, su una vasta gamma di argomenti.

Il futuro di Siri rimane dunque un’incognita: nonostante le sue difficoltà architetturali e i ritardi nell'aggiunta di nuove funzioni, Apple non ha ancora cessato di investire nella sua evoluzione.

Gli ingegneri della società di Cupertino, inclusi quelli del team dedicato allo sviluppo di Siri, sono consci di questo svantaggio e stanno esplorando da tempo nuove possibilità di integrazione tra la struttura originale di Siri e le tecnologie di generazione di linguaggio, in modo da portarsi in futuro al passo con le esigenze degli utenti.

La via di Apple all’Intelligenza Artificiale

L’atteggiamento di Apple nei confronti dell’Intelligenza Artificiale è di cauto ottimismo. Laddove altre aziende hanno partecipato fin da subito all’entusiasmo per l’AI generativa, in una recente conferenza sui dati di bilancio il CEO di Apple Tim Cook ha sottolineato la necessità di procedere con prudenza nell’adozione di tecnologie ancora caratterizzate da grandi controversie.

Apple, d’altronde, integra già da anni l’Intelligenza Artificiale e il Machine Learning all’interno dei propri dispositivi, dalla fotografia computazionale al monitoraggio dei dati relativi a salute e benessere, passando per il rilevamento degli incidenti e, a partire da iOS 17, un correttore automatico completamente riprogettato dal punto di vista linguistico.

Insomma, almeno per i prossimi anni Apple sembra intenzionata, almeno per i prossimi anni, a proseguire su questo utilizzo “discreto” dell’Intelligenza Artificiale, senza proporre altre applicazioni consumer-oriented specificamente legate a questo tipo di tecnologia. Ma non è detto che lo scenario non si evolva in futuro.

Conclusione

Se gli assistenti virtuali come Siri vogliono recuperare terreno, sembra inevitabile – e alquanto urgente – provvedere all'integrazione con l’Intelligenza Artificiale generativa. La strada per raggiungere questo risultato, come abbiamo visto, è però complessa, costellata di controversie e ostacoli tecnici.

Da un lato, mentre il mondo della tecnologia si precipita in una corsa sfrenata all’utilizzo di questi strumenti, Apple preferisce diversificare i suoi sforzi e procedere con cautela, integrando forme consolidate di Intelligenza Artificiale laddove davvero servono, al di là dei trend del momento.

Dall’altro, per aziende come OpenAI, c'è una crescente pressione per stabilire una presenza dominante nel settore prima che giganti come Amazon, Google e la stessa Apple consolidino ulteriormente le loro posizioni sullo sviluppo uscendo dalla fase ancora embrionale di ricerca e sviluppo.

La recente partnership di OpenAI con Microsoft lancia d’altronde un segnale importante: il futuro risiede nelle collaborazioni tra i “padri fondatori” della tecnologia e i protagonisti del Web del futuro. In questo scacchiere tecnologico ogni mossa è cruciale, ma nella corsa all’Intelligenza Artificiale sarà l’unione a fare la forza.

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Il nostro viaggio nella Fabbrica del Futuro

Venerdì 26 maggio ha preso vita al Parco dell’Acqua, nel cuore di Brescia, la Fabbrica del Futuro: uno spazio innovativo a cura di Confindustria Brescia, che espone una sintesi delle eccellenze imprenditoriali locali in occasione dell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.

L’iniziativa prevede un viaggio panoramico e multimediale nell'innovazione e nell'eccellenza della cultura imprenditoriale bresciana, lombarda e italiana articolato in cinque sezioni, i “pilastri” su cui si basa la Fabbrica del Futuro:

  • Cultura d’impresa
  • Impresa e territorio
  • Ricerca e innovazione
  • Sostenibilità
  • Welfare

I 30 progetti esposti alla Fabbrica del Futuro, selezionati a seguito di un concorso di idee, rappresentano altrettanti esempi di buone pratiche industriali e sociali.

In qualità di partner tecnici dell’iniziativa Fabbrica del Futuro abbiamo dato vita a un’esperienza mobile che permette ai visitatori di esplorare, semplicemente scansionando un QR Code, i progetti esposti e le aziende protagoniste dell’iniziativa, guidati dalla nostra digital human Sofia.

In questo modo garantiamo al pubblico non solo una fruizione immediata e intuitiva delle informazioni contestuali necessarie a inquadrare i singoli progetti nel quadro dell’iniziativa, ma anche la possibilità di approfondire e conoscere le realtà esposte per mezzo di video promozionali, interviste e materiali interattivi.

Neosperience e il futuro delle imprese italiane

In Neosperience fornire servizi e soluzioni per dare forma alla “fabbrica del futuro” è all’ordine del giorno.

Anche noi, che operiamo in tutta Italia ma abbiamo radici proprio nel territorio bresciano, intendiamo la fabbrica del futuro come un'industria più sostenibile e integrata con il territorio, tecnologicamente avanzata nei processi, e al contempo consapevole del suo imprescindibile capitale umano.

Abbiamo pertanto deciso di partire proprio dai cinque pilastri in cui si articola l’esposizione per raccontarvi quali sono secondo noi le caratteristiche della fabbrica del futuro e le migliori pratiche da implementare per garantire alle imprese un domani migliore.

 

Cultura d’impresa

La fabbrica del futuro è basata sull'eccellenza del fare, sull'impegno, sulla qualità. Questi valori sono alla base della cultura di una realtà industriale come quella di Brescia, ma si ritrovano anche nelle piccole e medie imprese di tutta Italia.

In fase di crescita, nel passaggio per esempio dalla conduzione familiare all’espansione su larga scala, l’attaccamento profondo ai valori artigianali – attenzione al dettaglio, competenza tecnica, dedizione al lavoro – non si perde, ma si arricchisce.

La fabbrica del futuro non abbandona le sue radici, ma le valorizza, le trasforma e le eleva attraverso la lente dell'innovazione e del progresso, integrandole in un’ottica di trasformazione organizzativa e di transizione digitale.

Buone pratiche

  • Cogli i vantaggi della trasformazione digitale grazie al modello Corporate Start-up: un approccio innovativo che non mette a rischio le tue attività tradizionali;
  • Supera i limiti degli e-commerce tradizionali dotando la tua azienda di una Digital Commerce Platform personalizzata, scalabile e modificabile.

 

Impresa e territorio

La seconda caratteristica della Fabbrica del Futuro è l'integrazione tra impresa e territorio. La fabbrica del futuro non è, e d’altronde non è mai stata, un’entità isolata rispetto al tessuto sociale che la circonda.

Al contrario, gli stabilimenti produttivi sono sempre stati e continueranno a essere parte integrante del territorio, un nodo cruciale in una rete di relazioni che coinvolge l’area circostante e le attività che vi si svolgono. Sono proprio le piccole e medie imprese a incarnare al meglio questa contaminazione, dal momento che intrattengono un legame strettissimo con il contesto in cui operano.

La fabbrica del futuro, oltre a generare posti di lavoro, collabora dunque con il sistema scolastico e universitario in uno scambio continuo di conoscenze e competenze; fa parte della storia e della cultura locale, arricchendone il patrimonio materiale e immateriale; valorizza e promuove lo sviluppo della creatività e dell’espressione artistica.

Buone pratiche

 

Ricerca e innovazione

Il terzo pilastro su cui si costruisce la fabbrica del futuro è l'innovazione, una missione che in questi anni passa imprescindibilmente dalla transizione digitale e si concretizza in sigle divenute ormai parti integranti delle attività e dei processi del manifatturiero: Industria 4.0 e Industria 5.0.

Nelle industrie italiane del domani, l’ambito Research and Development non è più un lusso riservato alle grandi multinazionali, ma diventa una componente fondamentale anche per le piccole e medie imprese, mettendo a sistema l’alto livello di specializzazione che le contraddistingue da sempre.

Grazie all’adozione di soluzioni scalabili e personalizzabili, anche nelle PMI si apre la porta a processi produttivi sofisticati, che fanno uso di tecnologie di ultima generazione, potenziati dall'Internet of Things e dall'Intelligenza Artificiale.

Buone pratiche

 

Sostenibilità

La sostenibilità, non più vista semplicemente come un onere legislativo o un imperativo morale, ma come un'opportunità di innovazione e differenziazione, è il quarto pilastro della fabbrica del futuro.

Se intendono prosperare in un futuro sempre più incerto, le imprese del domani non dovranno solo essere consapevoli del proprio impatto ambientale, ma anche fare di tutto per ridurlo, mettendo in discussione processi produttivi e abitudini quotidiane in ugual misura.

Non è più un consiglio, ma sta progressivamente diventando un obbligo, la transizione ecologica delle industrie verso materiali sostenibili, l’ottimizzazione dei processi per minimizzare lo spreco e l'inquinamento, e l’investimento in energie rinnovabili.

Buone pratiche

  • Tieni sotto controllo le emissioni di anidride carbonica di tutti i tuoi stabilimenti produttivi grazie a una piattaforma di Industrial IoT su misura;
  • Effettua controlli periodici e manutenzioni predittive grazie al Machine Learning, riducendo al minimo gli sprechi.

 

Welfare

L’ultimo pilastro, per ordine ma assolutamente non per importanza, della fabbrica del futuro è l'enfasi sul welfare e sulla valorizzazione del capitale umano.

Le imprese del futuro sanno che i loro dipendenti sono molto di più di semplici “risorse umane”: al contrario, sono il cuore pulsante dell'organizzazione. Per questo motivo non si considera più la diversità e l’inclusione un semplice obbligo da assolvere per evitare ripercussioni legali, ma le si riconosce il differenziale competitivo nella produttività e non solo.

La fabbrica del futuro, pertanto, investe nel benessere dei lavoratori e nella formazione continua, mette in pratica modalità di lavoro agile che consentono di raggiungere obiettivi operativi in minore tempo e con maggiore flessibilità e, soprattutto, si impegna a creare un ambiente di lavoro accessibile, positivo e stimolante per tutti.

Buone pratiche

  • Dota i tuoi touchpoint digitali di strumenti di accessibilità, per fornire un’esperienza digitale davvero inclusiva ed empatica;
  • Guida la trasformazione digitale della tua impresa secondo i principi Agile, aumentando la produttività e riducendo i tempi di consegna.

 

La fabbrica del futuro parte da oggi

Nella visione congiunta di Confindustria Brescia e di Neosperience, la "fabbrica del futuro" è un'entità che, pur sempre radicata nelle sue tradizioni, si proietta verso l'innovazione, la sostenibilità e il benessere dei suoi lavoratori.

Il viaggio nella Fabbrica del Futuro di Brescia è un'esplorazione di ciò che può essere l'industria italiana a tutto tondo, se abbracciamo pienamente queste idee e le mettiamo in pratica giorno dopo giorno, nelle piccole e nelle grandi sfide che le aziende affrontano.

La Fabbrica del Futuro sarà aperta dal 27 maggio al 23 dicembre 2023, dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle ore 20.00, in Largo Torrelunga 7, Brescia.

Volete portare i principi della fabbrica del futuro all’interno della vostra azienda? Grazie alle tecnologie di Neosperience Cloud, vi aiuteremo a guardare al domani con sguardo nuovo, con soluzioni personalizzate per le vostre esigenze. Non esitate a contattarci!

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Accessibilità Web: tutti gli strumenti per padroneggiarla

Accessibilità Web e OpenAble

L’avvento di Internet negli ultimi decenni ha rivoluzionato totalmente il modo di comunicare, lavorare e condividere informazioni.

All’abbattimento delle barriere spaziali e temporali, tuttavia, non è andato di pari passo con l'abbattimento delle barriere architettoniche digitali per gli utenti con una qualche forma di disabilità – 87 milioni di persone nella sola Unione Europea e 1,3 miliardi di persone nel mondo, il 16% dell’intera popolazione mondiale.

In base a quanto stabilito dal World Wide Web Consortium (W3C), l’accessibilità dei siti Web è la capacità di un sito di essere fruito efficacemente, nella sua interfaccia e nel suo contenuto, da ogni utente.

Rendere accessibile il proprio sito Web equivale a estendere al maggior numero possibile di persone l’accesso alle informazioni: non solo ai soggetti con disabilità fisiche e cognitive, ma anche a chi per esempio dispone di strumenti hardware e software limitati.

Per questo motivo negli ultimi decenni sono state definite linee guida e progettate soluzioni che garantiscono nella teoria e nella pratica il rispetto di precisi standard di accessibilità per i siti Web nel settore pubblico e privato.

L’accessibilità dalla nascita di Internet a oggi

Si può considerare la legislazione sull’accessibilità web come una naturale derivazione delle legislazioni anti-discriminazione già in vigore in diverse aree del mondo.

Negli Stati Uniti, per esempio, è di vitale importanza l’inclusione, all’interno dell’American Disabilities Act del 1990, dei places of public accommodation (Title III), ovvero degli spazi, sia virtuali che reali, dove sono presenti servizi per il pubblico.

La necessità di rendere accessibili gli ambienti digitali si è manifestata fin dai primi anni di esistenza del World Wide Web, ancora prima che la sua portata innovativa si diffondesse a livello globale così come la conosciamo oggi.

Già nel 1996, infatti, Tim Berners-Lee, l’inventore stesso del World Wide Web, esponeva in una newsletter intitolata proprio “Disabilities and the Web” la necessità di costituire un’area operativa del W3C dedicata a promuovere un alto livello di usabilità per le persone disabili che utilizzano il Web.

Proprio a cavallo tra gli anni ‘90 e i primi anni 2000 Microsoft e Apple avevano iniziato a introdurre, all’interno dei rispettivi sistemi operativi, le prime opzioni di accessibilità, che includevano la possibilità di modificare gamma cromatica del display e abilitare la navigazione assistita, tramite tastiera e successivamente via sintesi vocale.

Nel 1999 vide la luce la prima versione delle Web Content Accessibility Guidelines (WCAG): come approfondiremo nel paragrafo dedicato, queste linee guida forniscono uno standard di valutazione dell’accessibilità web in base a tre progressivi livelli di conformità (A, AA, e AAA).

 

La sfida del Web design responsivo

Con il passare del tempo l’evoluzione del Web e dei suoi standard di codifica ha portato alla realizzazione di piattaforme sempre più articolate nelle interfacce e nella funzionalità. L’introduzione di nuovi formati, uno tra tutti il mobile, unita alla possibilità di progettare siti dal design sempre più complesso e visivamente accattivante, ha infatti complicato di molto il panorama dell’accessibilità web.

Tra i problemi più frequenti figurano:

  • Scelte cromatiche con basso contrasto o livelli di luminosità che rendono difficile la lettura e la decodifica del contenuto;
  • Link senza descrizione, o con descrizioni poco significative se lette automaticamente;
  • Contenuti poco responsivi su diverse tipologie di display, sistemi operativi e tecnologie utilizzate per la fruizione del sito;
  • Architettura dell’informazione poco chiara, dove risulta difficile o impossibile localizzare un contenuto specifico;
  • Testo alternativo per le immagini assente o usato in modo erroneo.

In base alle statistiche di WebAIM, infatti, ben il 97% del milione di siti web più frequentati non rispetta gli standard di accessibilità delle WCAG: si tratta di una statistica preoccupante, che rende ancora più urgente la necessità di riportare l’accessibilità web al centro del discorso a livello di programmazione e di user interface design.

 

Accessibilità web, usabilità e inclusione

I concetti di accessibilità, usabilità e inclusione, sebbene non siano esattamente sinonimi, sono aspetti strettamente correlati tra di loro e con ampie aree di sovrapposizione nella progettazione di siti web.

L’accessibilità web si concentra sulle necessità delle persone con diversi tipi di disabilità, sia congenita che temporanea; al tempo stesso però le soluzioni di accessibilità contribuiscono a migliorare l’usabilità per chiunque – a prescindere dalle proprie condizioni fisiche – si trovi in situazioni di fruizione limitata.

La presenza di contenuti video sottotitolati, per esempio, è utile non solo agli utenti con problemi d’udito o disturbi di attenzione, ma anche a chi si trova in un ambiente rumoroso, in cui è difficile comprendere al meglio il parlato.

Allo stesso modo applicare le norme di usabilità a un form o a una landing page, rendendo chiare le istruzioni e le tappe della user journey, non aiuta solo ad aumentare le conversioni ma fornisce anche un prezioso aiuto agli utenti con disabilità cognitive e dell’apprendimento.

Queste buone pratiche concorrono alla progettazione di siti web inclusivi, ovvero in grado di coinvolgere tutti gli utenti, in qualunque condizione essi si trovino, nella misura più ampia possibile.

Le normative di accessibilità web

 

Nel mondo: Web Content Accessibility Guidelines

Le Web Content Accessibility Guidelines (WCAG), in italiano Linee guida per l’accessibilità dei contenuti Web, sono un insieme di standard tecnici redatti dal World Wide Web Congress, il consorzio internazionale che redige raccomandazioni e stabilisce gli standard di riferimento per il Web.

L’obiettivo delle WCAG è proprio quello di rendere Internet più inclusivo e accessibile alle persone con disabilità, compatibilmente con lo sviluppo delle nuove tecnologie.

Nel corso del tempo le WCAG sono diventate uno standard industriale per i test di accessibilità, al punto da costituire la base per la maggior parte delle norme e delle linee guida di accessibilità Web nel mondo.

 

Principi e linee guida

Le linee guida WCAG sono ormai giunte alla versione 2.1, pubblicata come W3C Recommendation a giugno del 2018. A partire dalla versione 2.0 il testo integrale di queste linee guida si articola in quattro principi, intesi come la base necessaria per l’accesso e l’utilizzo di Internet.

Per essere considerato accessibile un sito Web, inteso come insieme di informazioni e componenti dell’interfaccia utente, dovrà essere:

  • Percepibile indipendentemente dall’inibizione di uno o più sensi o capacità motorie;
  • Utilizzabile anche attraverso strumenti assistivi o browser alternativi;
  • Comprensibile a tutti nel suo contenuto e funzionamento;
  • Consistente e in grado di essere interpretato in modo affidabile da un’ampia gamma di user-agent.

Per una prima verifica dell’accessibilità di una pagina Web la Web Accessibility Initiative mette inoltre a disposizione una lista suddivisa in pratici punti, i cosiddetti “Easy Checks” che consente di farsi un’idea immediata delle aree su cui intervenire:

  • Titolo della pagina
  • Alternative al testo delle immagini (“alt text”)
  • Testo:
    • Titoli
    • Rapporto di contrasto (“contrasto di colore”)
    • Ridimensionamento del testo
  • Interazione:
    • Accesso da tastiera e focus visivo
    • Moduli, etichette ed errori (compresi i campi di ricerca)
  • Generale:
    • Contenuto in movimento, lampeggiante o intermittente
    • Alternative multimediali (video, audio)
    • Controllo della struttura di base

 

Accessibilità Web in Unione Europea: Web Accessibility Directive

Entrata in vigore nel 2016, la Web Accessibility Directive (Direttiva UE 2016/2102) regola l’accessibilità Web per i siti Web e le applicazioni mobili degli enti pubblici dei Paesi membri dell’Unione Europea.

La normativa stabilisce che i siti Web del settore pubblico debbano essere “percepibili, operabili, comprensibili e robusti” – in sostanza, pienamente fruibili da parte di tutti, compresi i cittadini con disabilità.

I requisiti tecnici minimi, dettati nel documento EN 301 549 V3.2.1 (2021-03), corrispondono allo standard WCAG 2.1 livello AA stabilito dal World Wide Web Congress. In aggiunta i siti Web interessati da questa direttiva dovranno inoltre pubblicare una Dichiarazione di accessibilità.

Gli Stati membri devono verificare la conformità alla WAD dei siti Web interessati individuando eventuali mancanze per mezzo di verifiche automatiche, manuali e di usabilità. Ogni tre anni dovranno inoltre presentare alla Commissione una relazione sugli esiti del monitoraggio.

 

Accessibilità Web in Italia: legge Stanca e linee guida AGID

L’accessibilità Web in Italia è regolata dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID), l’organo che contribuisce alla diffusione dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT).

La norma di riferimento per l’accessibilità dei siti Web in Italia è la legge Stanca, o legge 4/2004, che stabilisce le disposizioni per l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici.

Questa legge, ampliata l’anno successivo da un regolamento attuativo, definisce i requisiti e le disposizioni da rispettare per garantire la piena accessibilità e fruibilità dei siti Web e delle applicazioni mobili a tutti i cittadini.

Dal punto di vista tecnico, le linee guida per l’accessibilità Web emanate dall’Agenzia per l’Italia Digitale si basano sul livello AA delle Linee Guida per l’accessibilità dei contenuti Web (WCAG) 2.1.

La legge Stanca coinvolgeva inizialmente la Pubblica Amministrazione e i soggetti privati concessionari di servizi pubblici. Il DL 76/2020 ha esteso gli obblighi di accessibilità anche ai soggetti privati che negli ultimi tre anni di attività hanno raggiunto un fatturato medio superiore a 500 milioni di euro.

Questi tre soggetti sono obbligati a rispettare le linee guida emanate dall’Agenzia per l’Italia Digitale in termini di accessibilità Web e a inserire nel footer del sito Web una Dichiarazione di Accessibilità che ne dichiari o autodichiari la conformità.

 

Intelligenza Artificiale e accessibilità

Più di tre decenni dopo l’avvento del World Wide Web, i riflettori sono ora puntati sull’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale: grazie alle svariate applicazioni di algoritmi sempre più avanzati alle diverse aree del Web possiamo dire di essere alle porte di un’ulteriore rivoluzione nel nostro modo di rapportarci alla tecnologia.

L’Intelligenza Artificiale può dare un contributo prezioso nella generazione di contenuti assistivi. Negli ultimi anni si stanno sviluppando soluzioni in grado di:

  • Sottotitolare automaticamente i contenuti video;
  • Riconoscere il contenuto delle immagini grazie a reti neurali avanzate e fornire una descrizione alternativa;
  • Individuare i punti salienti di un contenuto testuale e riassumerlo grazie al Natural Language Processing;
  • Leggere il labiale;
  • Riconoscere e decodificare anche un parlato irregolare.

Al giorno d’oggi, tuttavia, l’Intelligenza Artificiale è utilizzata soprattutto per effettuare test di accessibilità web, in grado di individuare problemi e funzionalità mancanti a livello di interfaccia utente e layout, ma anche di codifica.

Anche se i risultati migliori si ottengono in combinazione con procedure di user testing da parte di professionisti del settore, i test automatici sono un ottimo primo passo per ottenere una panoramica sull'accessibilità generale di un sito web e pianificare eventuali interventi operativi in questo campo.

 

OpenAble: la soluzione di accessibilità web italiana

Garantire l’accessibilità dei prodotti e dei servizi digitali è importante tanto quanto garantire l’accessibilità dei trasporti, dell’istruzione e della sanità.

Il potenziale delle nuove tecnologie, inclusa l’Intelligenza Artificiale, rende ancora più semplice fornire agli utenti esperienze uniche e personalizzate. Innalzare barriere architettoniche digitali in nome dell’estetica, trascurando l’usabilità e la funzionalità, equivale a sprecare questa grandissima opportunità.

In Neosperience siamo consapevoli della necessità di offrire a tutti gli utenti del web, nessuno escluso, un’esperienza inclusiva, personalizzata ed empatica.

Per questo abbiamo progettato OpenAble, la prima soluzione 100% italiana per superare le barriere architettoniche digitali.

OpenAble è un tool dedicato alla Web Accessibility pronto all’uso: è scalabile e si adatta perfettamente alle necessità di aziende di ogni dimensione e traffico: da milioni di visite/mese, a poche centinaia. OpenAble è in grado di trasformare il vostro sito in un ambiente accogliente e inclusivo, per dare la possibilità a ogni visitatore di vivere l’esperienza digitale come meglio preferisce.

Prova OpenAble sul nostro sito e su openable.it, riguarda il nostro webinar di lancio e scopri come rendere il tuo sito più accessibile!

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Comunità montane e digitalizzazione

Il settore turistico è in fase di ripresa dopo la dura battuta d’arresto della pandemia. Anche se oggi si è tornati a viaggiare, tuttavia, le scelte e le aspettative dei turisti sono cambiate, aprendosi a scenari inediti o sottovalutati fino a qualche anno fa. 

Abbiamo riscoperto il valore del turismo di prossimità e siamo più consapevoli dell’impatto ambientale dei nostri spostamenti; soprattutto, il turismo è sempre più digitale, in particolare nella customer experience legata alla pianificazione e allo svolgimento del viaggio.

Per questa serie di motivi, in uno scenario ancora delicato e complicato dalla compresenza di diversi fattori di instabilità, la valorizzazione del territorio passa proprio dalla digitalizzazione e dall’adozione di nuove tecnologie integrate e personalizzate per le caratteristiche dei sistemi territoriali di riferimento.

Il turismo di montagna tra innovazione e sfide

Le comunità montane, nelle quali rientra più di metà del territorio italiano, costituiscono un sistema territoriale dotato di un grande patrimonio culturale materiale e immateriale. Oggi più che mai la montagna riveste un ruolo cruciale all’interno del panorama del turismo italiano, con un volume totale di presenze che sta rapidamente tornando ai livelli pre-pandemia.  

Veri e propri crocevia tra le attrazioni paesaggistiche naturali, la presenza di impianti sportivi e itinerari di camminata e la risonanza emotiva della cultura materiale e delle tradizioni, le comunità montane rappresentano una meta ambita da molti italiani sia nella stagione invernale sia in quella estiva. 

A questo si aggiunge una modalità di fruizione del territorio strettamente legata allo scenario post-pandemico, che assottiglia il confine tra turismo e residenza: quella del lavoro a distanza. Sempre più italiani, infatti, scelgono di allontanarsi dalle grandi città per andare – o tornare – a vivere e lavorare nei piccoli Comuni.

Comunità montane e digitalizzazione

Con il progetto Green Communities il PNRR accoglie queste tendenze e intende “favorire lo sviluppo sostenibile e resiliente dei territori rurali e di montagna che vogliono sfruttare in modo equilibrato le ricchezze di cui dispongono”. 

I fondi del progetto sono destinati allo sviluppo di più di 30 progetti di connessione del territorio tramite il turismo sostenibile, che insieme a piani di sviluppo energetico, ambientale, economico e sociale coinvolgeranno oltre 500 Comuni italiani con un investimento complessivo di 130 milioni di euro.

La grande sfida per le comunità montane italiane è tuttavia la necessità di colmare il gap nelle telecomunicazioni che ancora le divide dalle grandi città. Solo questa innovazione a livello infrastrutturale, risultato di uno sforzo congiunto tra il settore pubblico e privato, può abilitare l’implementazione di soluzioni di ultima generazione per il turismo.

Le nuove tecnologie svolgono infatti un ruolo chiave nel realizzare esperienze memorabili, capaci di far entrare i visitatori in connessione con il patrimonio culturale delle comunità montane e, contemporaneamente, contribuiscono a rendere queste aree più sicure e servite per turisti e residenti. 

Neosperience ha consolidato ormai un’esperienza molto significativa in questo ambito. Alla luce di essa abbiamo elaborato diverse proposte di innovazione dei sistemi territoriali, funzionali alla valorizzazione del turismo nelle comunità montane.

Gamification e AR/VR per esperienze coinvolgenti

Comunità montane e digitalizzazione

Si sente sempre più spesso parlare di gamification, ovvero dell’utilizzo di elementi derivati dal gioco per aumentare il coinvolgimento e la motivazione dei partecipanti. La gamification rappresenta un modo innovativo di aumentare l’engagement del pubblico e si può applicare a diversi prodotti e servizi. 

L’applicazione di queste dinamiche al turismo montano consente di creare esperienze di viaggio indimenticabili, ma anche guardare con occhi diversi i posti di tutti i giorni, proponendo di fatto un layer aggiuntivo di interazione che permette ai fruitori di vivere in prima persona la storia del luogo che si visita.

L’aggiunta di elementi in Realtà Virtuale e Realtà Aumentata alle applicazioni mobili trasforma anche il turismo di prossimità in una vera e propria avventura. I viaggiatori di tutte le età possono esplorare i luoghi d'interesse in modo nuovo e divertente, portando a termine “missioni” e raccogliendo punti.

Tra globale e locale

Una strategia di gamification locale come quella appena illustrata può inoltre essere integrata a soluzioni globali come il geocaching, una “caccia al tesoro” collettiva che conta più di tre milioni di partecipanti e si appoggia alla tecnologia GPS per il ritrovamento e lo scambio di notebook (logbook) e piccoli gadget.  

Anche compagnie di viaggio e strutture private come alberghi, rifugi montani e ristoranti possono fare tesoro della gamification. Soluzioni come la nostra Nudging Gamification permettono di realizzare applicazioni mobile personalizzate in accordo all’identità e agli obiettivi specifici della clientela.

Grazie alle iniziative di gamification, aziende e strutture possono aumentare il coinvolgimento e la fidelizzazione degli ospiti durante il loro soggiorno, ma anche raccogliere rapidamente e in modo efficace preziosi dati sulla clientela e misurare in modo quantitativo e qualitativo il successo delle iniziative.

Infine, la gamification può rivelarsi un importante strumento di sensibilizzazione sulle questioni ambientali, nell’ottica del cosiddetto “turismo responsabile”. La creazione di un senso di empatia nei confronti della natura e della storia di un luogo risulta infatti ancora più immediata e spontanea se i viaggiatori possono interagirvi in prima persona.

Intelligenza Artificiale per un turismo personalizzato

Comunità montane e digitalizzazione

L’Intelligenza Artificiale sta aprendo nuovi scenari in diversi settori applicativi, tra cui quello turistico. In questo mondo in costante cambiamento, che risente ancora delle limitazioni agli spostamenti degli ultimi anni, è diventato imperativo mantenersi al passo con i tempi e comprendere le nuove, spesso imprevedibili, abitudini dei viaggiatori.

Integrare l’Intelligenza Artificiale all’interno dei propri sistemi permette di instaurare una relazione continua e duratura con il cliente, basata sulla conoscenza profonda delle sue esigenze e preferenze. 

Questo discorso si applica ancora di più in casi come quelli delle comunità montane: come abbiamo illustrato nei paragrafi precedenti, infatti, spesso all’interno di un’area convivono modi e tempi di visita molto diversificati nel corso dell’anno.

Utilizzando l’analisi dei dati e il Machine Learning, i sistemi di Voice of Customer analizzano le preferenze individuali dei viaggiatori per la creazione di pacchetti personalizzati, dagli itinerari più impervi per i trekker esperti alle giornate di puro relax per chi stacca la spina dalla città.

Nello specifico, nel caso di strutture ricettive e ricreative legate alla dimensione del viaggio la Voice of Customer si evolve in Voice of Guest. Ascoltare la voce dell’ospite significa acquisirne e analizzarne le abitudini, individuando i fattori che influenzano le preferenze e le scelte di ogni cliente. 

Investire in soluzioni tecnologiche di ultima generazione proietta così la struttura ricettiva verso nuovi modelli di business, capaci di reagire più rapidamente ai cambiamenti nelle dinamiche di mercato e mantenere un posizionamento competitivo. 

Un altro aiuto al turismo proviene da Chatbot e agenti conversazionali. Queste forme di AI possono rispondere alle domande dei viaggiatori e aiutarli a prenotare voli, hotel e attività. 

L’utilizzo di sistemi di Natural Language Processing, o conversazione naturale, all’interno di queste soluzioni, consente di superare le barriere culturali e linguistiche per comprendere ed esaudire al meglio le esigenze di tutti.

Smart Security per prevenire gli incendi boschivi

Il pericolo di incendi boschivi interessa tutte le aree montane della penisola italiana. Il cambiamento climatico ha contribuito ad acuire questa situazione di rischio nel corso degli ultimi anni, rendendo necessarie soluzioni tempestive che possano prevenire sul nascere l’insorgenza di incendi, siano essi scatenati da fattori umani o naturali.

La prevenzione degli incendi boschivi è più importante che mai se si vuole preservare la biodiversità delle comunità montane e mettere in sicurezza le aree urbanizzate vicine. In questo contesto la tecnologia può offrire un valido aiuto. 

Lo dimostrano i progetti in cui è impegnata Neoscogen, società parte di Neosperience specializzata in Safety&Security che offre soluzioni di monitoraggio e individuazione automatica di eventi rilevanti in diversi settori. 

L’Intelligenza Artificiale alla base di Neoscogen, in combinazione con speciali termocamere di ultima generazione in grado di rilevare il fuoco anche a chilometri di distanza, consente di monitorare le aree a rischio e intervenire tempestivamente in caso di emergenza.

In caso d’incendio l’Intelligenza Artificiale può analizzare la situazione in tempo reale per determinare la migliore strategia di contenimento e limitazione dei danni, allertando le autorità competenti e predisponendo misure di evacuazione.

L’utilizzo di questi sensori ambientali è cruciale anche per identificare gli incendi ancora prima che il fuoco si propaghi, ma anche per raccogliere preziose informazioni sul clima e sulle caratteristiche della vegetazione a scopo preventivo.

Trasporto a chiamata per agevolare gli spostamenti

Dal Nord al Sud Italia, dalla Bergamasca alla Calabria, la gestione del trasporto pubblico nelle realtà territoriali piccole e medie è ancora una questione aperta

In questi contesti è necessario ripensare il sistema di trasporti per venire incontro alle necessità degli utenti – siano essi residenti o turisti – con soluzioni di trasporto a chiamata personalizzabili, scalabili e user friendly.

EasyBus è la soluzione realizzata da Somos, start-up di casa Neosperience legata a UniCal, che si pone l’obiettivo di rendere “su misura” il trasporto pubblico locale attraverso una suite di servizi tecnologici: da un’app nativa per la prenotazione dei posti a un sistema AI che monitora il servizio e sottolinea eventuali criticità nella frequenza delle corse.

Pensata per il controllo degli assembramenti durante l’emergenza COVID, EasyBus trova un’applicazione d’uso anche nelle realtà rurali e montane, poco servite dalla rete di mezzi pubblici, grazie al servizio di geolocalizzazione che permette di localizzare e prelevare i passeggeri direttamente dal luogo in cui si trovano.

Con le soluzioni Neosperience abilitiamo un’evoluzione dei flussi turistici, delle comunità e del territorio in ottica empatica, ecologica e sostenibile. Le nostre proposte di innovazione sono sostenute e valorizzate dalle nuove tecnologie e dalla volontà di supportare la crescita economica e culturale delle realtà territoriali e turistiche. 

Ricevi aggiornamenti da Neosperience:

Digital Transformation

La Digital Transformation è la tematica del momento. Se ne parla come di un processo necessario volto a rimodellare il proprio business e ridefinire il vantaggio competitivo delle aziende.

Ma cos’è realmente la Digital Transformation? Pochi ne conoscono la definizione e ne comprendono l’utilità.

Data la centralità di questo tema, è essenziale che l’Italia come ecosistema riesca ad affermarsi con successo. Al momento purtroppo il nostro paese risulta ancora il fanalino di coda in termini di Digital Transformation, competenze digitali e integrazione degli strumenti digitali alle strategie di business (Dati DESI 2020).

In questo articolo analizzeremo in profondità la Trasformazione Digitale, comprendendo che cosa sia, le ragioni per cui è imprescindibile, le aree di applicazione ed eventuali criticità che si possono incontrare lungo l’intero processo.

 

Che cos’è la Digital Transformation?

filo azzurro

La Digital Transformation è uno dei processi evolutivi e di crescita che caratterizza l’era di business moderna. La trasformazione digitale rappresenta lo strumento che ci fornisce la capacità di affrontare l'incertezza e rispondere rapidamente al cambiamento. Comporta un profondo cambiamento mutamento nell’identità e nelle attività dell’azienda, nei processi e nelle competenze, ma rappresenta anche un cambio di marcia e un incremento del vantaggio competitivo.

"La Digital Transformation va intesa come un treno che corre verso il futuro e che le aziende non possono più permettersi di perdere"

Si tratta di un fenomeno molto ampio che coinvolge tutti i tipi di istituti: la Pubblica Amministrazione, le PMI, le multinazionali e le aziende no-profit. Nessuna area aziendale è esentata da tale processo.

Lo sviluppo digitale comprende l’innovazione in ogni settore di un’impresa, quali marketing, ricerca e sviluppo, amministrazione e produzione. Ognuna di queste aree di competenza deve essere protesa all’innovazione, accogliendo cambiamenti radicali dei paradigmi ormai obsoleti.

Il risultato di questo processo è un'incessante tensione verso l’innovazione, che sfocia nella produzione di tecnologie e strumentazioni rivoluzionarie. Su tali tecnologie alcune aziende nate negli ultimi anni hanno basato il proprio successo e vantaggio competitivo.

Quindi sebbene oggi il potenziale della Digital Transformation non sia ancora stato pienamente compreso e apprezzato, un innegabile risultato raggiunto è l’aver rivelato scenari di business precedentemente inimmaginabili.

 

Perché Digital Transformation?

punto interrogativo digital

Sono svariate le ragioni che possono portare un manager a decidere di abbracciare un processo di Digital Transformation. Tra di esse, le più importanti sono:

  • Il desiderio di migliorare la user experience dei propri consumatori finali, che essi siano altre aziende o clienti finali;
  • Ottenere un sistema flessibile e agile che sia scalabile e adatto a qualunque tipo di sfida;
  • Innovare per crescere, rappresentando lo strumento anti-fragile che protegge l’impresa sul medio-lungo termine. 

Abbracciando la cultura della trasformazione digitale - e quindi adottando strumenti digitali innovativi - si ottengono vantaggi per tutti gli stakeholder.

Semplificare i processi di gestione del personale, condividere report e dati in tempo reale in tutte le funzioni, creare una connessione diretta a tutti i contenuti e alle risorse online: questi sono solo alcuni esempi di pratiche che possono essere applicate alle diverse aree di business. Ciò che è fondamentale è rendere flessibili gli strumenti di innovazione in modo che si prestino ad ogni utilizzo e ambiente.

Strumenti e strategie della trasformazione digitale

Occorre fare attenzione a un aspetto importante: non basta semplicemente acquisire degli strumenti digitali, ma è necessario integrarli nelle proprie strategie.

"Abbracciare la Digital Transformation significa adottare una nuova mentalità di criticismo costruttivo, orientata a ridefinire le proprie abitudini e mettersi in discussione"

Le aziende storicamente leader del settore che non hanno saputo riconoscere nell’innovazione tecnologica il futuro e non hanno avuto la mentalità giusta per accogliere il cambiamento, detengono ormai delle quote minime del mercato di riferimento o sono addirittura scomparse.

Parliamo ad esempio delle società di telefonia come Nokia e Motorola, oppure di giganti del settore della fotografia come Kodak.

Che cosa possiamo imparare dagli errori altrui? Che l’innovazione è un processo continuo e che non può essere interrotto.

Per evitare di finire come le imprese che alla terza industrializzazione non furono in grado di compensare il gap formatosi con i propri concorrenti, ignorando il potenziale delle nuove tecnologie e dei nuovi business model, è necessario includere la Digital Transformation nelle proprie strategie di crescita per evitare di ampliare il gap formatosi con l’industrializzazione 4.0. 

 

Le basi della Digital Transformation

la strada per la trasformazione digitale

Chiaramente, la vision a supporto di un processo di cambiamento, come quello innescato dalla Digital Transformation, non può che essere indicata dai CEO, che devono farsi promotori interni all’azienda abilitando le figure chiave in direzione di un nuovo percorso.

Quali sono i pilastri che reggono la Digital Transformation? Ne abbiamo individuati cinque:

  • Mindset

Non solo i manager, ma tutti i collaboratori dovrebbero adottare il mindset necessario per poter approcciare un processo delicato come quello della trasformazione digitale. La mentalità dovrebbe  essere aperta all’ascolto, pronta a mettersi in discussione, flessibile a sufficienza da imparare dai propri errori. 

  • Empatia

Parliamo di quello che dovrebbe essere l’obiettivo finale dello sviluppo tecnologico e il risultato cui dovrebbe tendere la Digital Transformation. La tecnologia degli ultimi anni è nata a supporto delle attività umane finendo in taluni casi paradossalmente per alienare dalla realtà e dai rapporti umani il suo stesso creatore. I nuovi processi tecnologici invece spingono le aziende in una direzione dove la tecnologia supporta l’uomo ad essere sempre più umano. Questo è l’obiettivo che sta più a cuore al gruppo Neosperience: desideriamo un mondo dove il digitale permetta di veicolare emozioni e sentimenti. 

  • Customer Experience

La Digital Transformation deve avere un impatto su tutti gli stakeholders dell’azienda, a partire dai clienti. Il vantaggio deve essere percepibile e concreto, deve portare ad una maggiore continuità di servizio, offrendo un’esperienza ottimale. Non dobbiamo dimenticare che gli standard richiesti dai clienti sono sempre più elevati e non sono raggiungibili senza gli strumenti tecnologici a supporto. La customer centricity non può che essere uno degli capisaldi di un processo di Digital Transformation.

  • Coinvolgere le persone

Come detto precedentemente, la Digital Transformation è un processo che deve coinvolgere tutta l’impresa e che riguarda ogni suo membro. Bisogna condividere una roadmap e una mentalità improntata al cambiamento. Diventa quindi necessario che la cultura del cambiamento sia condivisa in tutta l’impresa. In questo modo diviene possibile per tutti assecondare e supportare la transizione, comprendendo a fondo la sua ragion d’essere.

  • Innovare ma rimanendo coerenti con se stessi

La parola d’ordine della Digital Transformation è cambiamento. Non si tratta tuttavia di un cambiamento di identità: la Digital Transformation comporta la capacità di sapersi innovare senza dimenticare le proprie origini e la propria mission originaria

 

I numeri della Digital Transformation

Il Covid-19 ha ribaltato molte previsioni fatte negli scorsi anni, ma i dati più recenti ci parlano comunque di una crescita positiva. Prima di fare fronte al virus, il World Economic Forum stimava che la Digital Transformation avrebbe contribuito all’economia globale con una crescita di 100$ trilioni entro il 2025.

In realtà la pandemia ha evidenziato la necessità delle aziende di aumentare la propria efficienza operativa e migliorare l'esperienza del cliente. Si tratta infatti di fattori decisivi che influenzano il destino dell’azienda in un momento di difficoltà economica come quella che si troveranno a fronteggiare nel futuro prossimo.

 

Figure chiave della Digital Transformation

figure della Digital Transformation

La definizione di Digital Transformation ha sicuramente un core tecnologico, tuttavia il fattore umano ne costituisce la chiave di volta. Esso infatti è ciò che dà la spinta al cambiamento e in caso dovesse venire a mancare, qualsiasi processo di trasformazione ne subirebbe certamente delle conseguenze negative.

In questo scenario, l’attore più rilevante è certamente il CEO, il quale ha la responsabilità di tratteggiare cultura aziendale e mission affinché l’organizzazione sia costellata di figure professionali ben definite e desiderose di aiutarlo nel processo di cambiamento. 

Il CEO dovrà essere affiancato da altre figure, le cui principali sono: il CIO, il CDO, il CTO e il CFO.

  • Chief Innovation Officer (CIO)

Ha il compito di portare nella propria organizzazione la spinta al cambiamento necessaria alla trasformazione digitale.

  • Chief Digital Officer (CDO)

È una figura caratterizzata da competenze nell’area della comunicazione e del marketing e nell’area dell’innovazione di prodotti o servizi.

  • Chief Technology Officer (CTO)

È un professionista esperto di tecnologia e digital che suggerisce al direttivo le implementazioni tecnologiche che possono migliorare la produttività aziendale.

Nonostante non sia tra le prime figure alle quali si pensa parlando di Digital Transformation, il Chief Financial Officer (CFO) ha un ruolo cruciale nelle strategie di business, che devono essere sempre più guidate dall’analisi e dall’interpretazione di dati.

 

Aree di applicazione della Digital Transformation

fibra ottica digital

Come anticipato nei paragrafi precedenti, la Digital Transformation è un processo di cambiamento che interessa ogni area di un’azienda e ogni tipo di settore. 

Le aree dove è possibile, se non necessario, abbracciare la Trasformazione Digitale sono molteplici : 

  • Entertainment

Il business dell’intrattenimento è stato particolarmente interessato dalla trasformazione digitale. Vedendo la domanda mutare, molti player hanno sentito la necessità di modificare i contenuti che offrivano e le relative modalità di fruizione.

Alla base dell’innovazione digitale del settore si possono individuare diversi strumenti (per esempio la tecnologia cloud computing) che hanno permesso l’innovazione di prodotto portando al successo alcune startup, come Netflix e Spotify.

  • Fashion & beauty

Il settore della moda e delle bellezza ha visto il suo cliente tipico imparare ad utilizzare canali diversi per conoscere, visionare e acquistare i prodotti.

Questa multi-canalità ha portato le aziende a dover presidiare più touchpoint, sia offline che online. Le aziende che non hanno saputo interpretare la Digital Transformation sono state messe a dura prova durante il periodo del Covid-19 , dove tutti gli strumenti classici in loro possesso si sono rivelati non adeguati al cambiamento dell’ambiente esterno. Il periodo caratterizzato dalla pandemia ha conferito una centralità indiscussa al digital commerce.

La Digital Transformation ha inoltre cambiato la brand experience. Le aziende non si limitano a vendere i loro singoli prodotti, ma desiderano coinvolgere i propri clienti aumentando il loro grado di fedeltà verso il brand. Un modo per farlo consiste nel proporre esperienze di intrattenimento vere e proprie attraverso una comunicazione non convenzionale.

  • Consumer goods & retail

Come il settore della moda, anche le aziende che vendono prodotti di largo consumo hanno adottato una struttura omnichannel per poter gestire al meglio il cliente in tutte le fasi della sua esperienza di acquisto.

Il processo di Digital Transformation ha apportato grandi innovazioni nel settore, come la vendita dei propri prodotti online con l’utilizzo di e-commerce di proprietà e la presentazione originale di prodotti e servizi. Una comunicazione efficace riesce a  trasmettere l’unicità del prodotto, senza i limiti dello store fisico. 

  • Financial services

Anche il settore del banking e dei servizi finanziari ha dovuto affrontare la sfida della Digital Transformation. La nuova sfida emersa è stata riuscire a conoscere il proprio cliente, il quale è in cerca di un servizio o un prodotto più conforme alle proprie esigenze specifiche.

L’innovazione è possibile in seguito a una profonda comprensione dei bisogni dei propri clienti. La Digital Transformation a tal proposito ha offerto alle aziende degli strumenti rivoluzionari per conoscere in maniera più approfondita i propri clienti e per personalizzare i propri prodotti e servizi

  • Automotive

Negli ultimi anni la Digital Transformation ha impattato sul settore automobilistico, stravolgendo il mercato e il settore di riferimento. Sono nati nuovi modelli di business come il car-sharing, la cui efficienza è strutturata sulle potenzialità dell’intelligenza artificiale e IoT.

Le aziende hanno compreso di dover modificare il modo in cui si è soliti entrare in contatto con i propri clienti, realizzando touchpoint digitali ad hoc, e-commerce per la vendita e configuratori di prodotto online.

  • Industry & services

Il settore dell’industria e dei servizi ha trovato nuova linfa nella Ricerca e Sviluppo. Le tecnologie innovative, integrate ai prodotti e ai servizi dell’industry, hanno reso l’esperienza d’uso più efficace ed efficiente: l’intelligenza artificiale è stata la tecnologia più disruptive in questo senso: ha permesso per esempio di sviluppare programmi di manutenzione smart

  • Healthcare

Infine, anche in un settore molto complesso come quello medico e della salute la Digital Transformation ha apportato grandi cambiamenti, al fine di offrire delle nuove esperienze d’uso che si sviluppano attorno alla figura del paziente, coinvolgendolo.

Diverse tecnologie sono state implementate nel settore e con differenti scopi, tra cui scopi diagnostici e teraputici. Grazie alla Digital Transformation, le aziende mediche hanno inoltre potuto migliorare la customer experience dei propri pazienti, facilitando i servizi di prenotazione o seguendo i pazienti nella degenza anche a casa, rendendosi disponibili h24 tramite piattaforme dedicate

 

Le aree di implementazione e di competenze della Digital Transformation sono varie, così numerose che è impossibile riuscire ad elencarle tutte. Un processo di Digital Transformation realmente efficace richiede un’analisi approfondita della realtà dell’impresa supportata da una forte expertise. Come ormai è chiaro, non si tratta più di una scelta, bensì di un’esigenza di sopravvivenza evolutiva.  

Neosperience ha la mission di aiutare le aziende a rivoluzionare i propri paradigmi abbracciando una vera e propria business transformation. Se sei interessato a scoprirne di più puoi entrare in contatto con noi e scoprire i vantaggi che abbiamo da offrire alla tua azienda.

 

Strumenti utili per la Digital Transformation

luci digital

In una strategia di Digital Transformation, come abbiamo visto, l’aspetto organizzativo e di processo costituisce un aspetto fondamentale. Risulta però evidente come le singole tecnologie diventino imprescindibili. Ecco  alcune delle tecnologie nate negli ultimi anni cruciali per la Digital Transformation:

  • Cloud

Il cloud è una “nuvola” di dati e servizi sempre accessibile tramite una connessione internet, da qualsiasi dispositivo e in qualsiasi luogo.

Vi sono numerose aziende che offrono servizi in cloud. In questo modo il cliente può fruire di tutti i servizi online in ogni momento, ciò include ad esempio la gestione del proprio profilo e dei propri post, l’accumulo di fotografie e video, l’ascolto di brani musicali online ecc.

Il cloud è uno strumento flessibile e applicabile a diversi settori, in grado di offrire delle esperienze d’uso nuove e innovative.

  • Artificial Intelligence

L'intelligenza artificiale (AI) si riferisce alla simulazione dell'intelligenza umana in macchine programmate per pensare come esseri umani e imitare i loro pattern di comportamento.

Il termine AI può essere applicato a qualsiasi macchina che presenti tratti associati a una mente umana come l'apprendimento e la risoluzione di problemi. La caratteristica distintiva dell'intelligenza artificiale è la sua capacità di razionalizzare e intraprendere azioni che hanno le migliori possibilità di raggiungere un obiettivo specifico.

Un sottoinsieme di intelligenza artificiale è l'apprendimento automatico, che si riferisce a programmi per computer che possono imparare automaticamente dai dati senza essere assistiti da esseri umani. Le tecniche di deep learning consentono questo apprendimento automatico attraverso l'assorbimento di enormi quantità di dati non strutturati come testo, immagini o video.

  • Business Intelligence Software

I Business Intelligence Software sono un insieme di strumenti utilizzati dalle aziende per recuperare, analizzare e trasformare i dati in utili insight aziendali.

Esempi di strumenti di business intelligence includono visualizzazione dei dati, data warehousing, dashboard e reporting. Diversamente dalla competitive intelligence, i Business Intelligence Software si basano sull’asset di dati di prima parte generati e collezionati dall'azienda.

In prospettiva della Digital Transformation, la conoscenza profonda dei clienti è essenziale per creare prodotti e servizi con un reale product market fit. I dati sono quindi la risorsa più preziosa per comprendere in modo chiaro dove e come l’offerta incontra le reali esigenze dei clienti.

  • IOT

L'Internet of Things (IoT), anche noto con il nome di Internet delle cose o Internet degli oggetti, prevede la connessione a Internet di diverse tipologie di oggetti fisici.

Oggi, alla categoria Internet delle cose appartengono oggetti di uso domestico come frigoriferi e lampadine, ma anche risorse aziendali come le etichette intelligenti per l'identificazione dei prodotti e i dispositivi medici smart. Altri esempi sono i dispositivi indossabili, i dispositivi intelligenti e le città smart, la cui esistenza è esclusivamente dovuta all'IoT.

  • Big Data

Il termine Big Data si riferisce proprio al concreto utilizzo della nuova mole di informazioni. Ciò presuppone nuove capacità di collegare fra loro le informazioni per fornire un approccio visuale ai dati, suggerendo pattern e modelli di interpretazione fino a ora inimmaginabili.

I Big Data sono necessari e utili nei settori più disparati, per esempio automotive, medico, retail, scientifico, farmaceutico e altri ancora.

  • Blockchain

Le tecnologie Blockchain sono incluse nella più ampia famiglia delle tecnologie di Distributed Ledger, ossia sistemi che si basano su un registro distribuito, che può essere letto e modificato da più nodi di una rete. Per validare le modifiche da effettuare al registro, in assenza di un ente centrale, i nodi devono raggiungere il consenso.

Le modalità con cui si raggiunge il consenso e la struttura del registro sono alcune delle caratteristiche che connotano le diverse tecnologie Distributed Ledger.

La Blockchain è quindi una sottofamiglia di tecnologie, o come viene spesso precisato, un insieme di tecnologie, in cui il registro è strutturato come una catena di blocchi contenenti le transazioni e il consenso è distribuito su tutti i nodi della rete. Tutti i nodi possono partecipare al processo di validazione delle transazioni da includere nel registro.

Credits to https://blog.osservatori.net/it_it/blockchain-spiegazione-significato-applicazioni 

  • Segmentazione

Si tratta della suddivisione del mercato in sottoinsiemi (segmenti) omogenei di clienti sulla base di specifici parametri che possono accomunarli nel modo di rispondere a una particolare formula d’offerta o per la presenza di caratteristiche analoghe e rilevanti ai fini degli obiettivi di marketing prefissati.

Scopo della segmentazione è quello di individuare parti del potenziale di mercato che, per la loro omogeneità, possono essere considerate obiettivi raggiungibili da particolari combinazioni del marketing mix. L’impresa, in questo modo, tenta di esplorare la domanda di mercato per ricavarne informazioni sul comportamento d’acquisto dei clienti e per stimare l’entità quantitativa di ogni segmento individuato. Ciò le consente di scegliere i segmenti obiettivo e attuare una politica di marketing mirata.

  •  Personalizzazione

Strettamente correlata al punto precedente vi è la personalizzazione. Anche se non si tratta di una vera e propria tecnologia (ma di un mix di tecnologie applicate) è indubbiamente alla base di ogni strategia di marketing e vendita efficace.

In un mondo digitale ricco di dati ed informazioni è possibile comunicare con i propri clienti offrendo un’esperienza totalmente modellata sulle unicità del cliente con un approccio quasi one to one. Nel B2C si inizia a parlare di tratti psicografici e comunicazioni personalizzate.

Nel B2B grazie ai dynamic content i brand possono declinare i propri messaggi in base alla industry del potenziale cliente, alla funzione aziendale, o addirittura rispetto alla specifica azienda in essere. Tutto questo porta ad un incredibile miglioramento dei tassi di conversione rispetto alla tradizionale comunicazione one-to-many.

  • Voice of Customer

La Voice of the Customer è il processo tramite il quale le esperienze dei clienti possono essere ascoltate, raccolte, analizzate e condivise all’interno di un’impresa.

La Voice of the Customer è a pieno titolo una parte integrante della Customer Experience (CX) e come tale è determinante nel delineare una strategia marketing. È uno degli strumenti principali per ottenere un vantaggio competitivo: con una visione più precisa dei desideri dei clienti è possibile allineare la propria offerta alle loro esigenze.

  • Predictive Analysis

L'analisi predittiva è una categoria di analisi dei dati volta a fare previsioni sui risultati futuri, sulla base di dati storici e tecniche di analisi come la modellazione statistica e l'apprendimento automatico.

La scienza dell'analisi predittiva può generare intuizioni future con un significativo grado di precisione. Con l'aiuto di sofisticati strumenti e modelli di analisi predittiva, qualsiasi organizzazione può ora utilizzare i dati passati e attuali per prevedere in modo affidabile tendenze e comportamenti futuri.

  • Data Platform

Una data platform combina tutti i dati provenienti da vari set di dati e funge da hub centralizzato a cui è possibile accedere per l'analisi e le integrazioni.

Una hospitality data platform raccoglie dati da più sistemi (PMS, POS, Channel Manager, Website Analytics e molto altro), li armonizza in strutture utilizzabili e uniformi, e fornisce interfacce API e applicazioni gestite per accedere ai dati.

  • Augmented Reality

La realtà aumentata (AR) è una delle più grandi tendenze tecnologiche in questo momento, e diventerà ancora più grande quando gli smartphone, che dispongono della realtà aumentata, e gli altri dispositivi saranno più accessibili.

L’AR ci permette di integrare l’ambiente reale con elementi digitali, ma anche di immergere l’utente in un’esperienza completamente differente dalla realtà: entrambi gli usi hanno il fine di offrire un’esperienza pienamente immersiva simile al mondo reale.

La realtà aumentata è inoltre già disponibile nella nostra vita quotidiana e utilizzata in differenti modi, come i filtri di Snapchat, app che aiutano a trovare l’auto in un parcheggio affollato e una varietà di app per lo shopping che permettono di provare i vestiti senza nemmeno uscire di casa.

 

Possibili criticità della Digital Transformation

strisce di codice

Per innovare e seguire la trasformazione digitale, non basta abbracciarla e includerla nella propria strategia di crescita, ma bisogna assorbirne la mentalità e gli strumenti necessari al suo successo. 

Di seguito, tre punti a cui prestare particolarmente attenzione quando si decide di implementare la Digital Transformation:

1. Non è un progetto da breve termine

Non bisogna dimenticare che la Digital Transformation è un processo che richiede impegno e acquisizione di skills e competenze, oltre l’adozione di nuovi strumenti e funzioni. Pretendere dei risultati nel breve termine potrebbe portare a scoraggiamento e disillusione. 

2. La tecnologia, di per sé, non è la soluzione ai problemi di business ma va adottata entro una chiara strategia.

È necessario ricordarsi sempre che gli strumenti digitali sono degli strumenti utili all’uomo che deve saperli applicare. Conoscenze, competenze e visione del futuro, integrati alle innovazioni tecnologiche e ai giusti strumenti, realizzano la Digital Transformation che può risolvere molti problemi strategici delle aziende.

3. La Digital Transformation non si improvvisa

Un errore che spesso molte aziende commettono quando decidono di avviare una strategia di Digital Transformation è quella di volerla implementare in autonomia.

Così facendo, spesso si rischia di non ottenere risultati tangibili nel periodo prestabilito e di far lievitare la spesa, perdendo la resa. Purtroppo, scegliendo di tenere in azienda la ricerca con l’obiettivo di ottenere un prodotto personalizzato, spesso destabilizza l’identità aziendale e la core competence.

Scegliere partner esterni invece porta il vantaggio di acquisire esperienze e competenze maturate e sviluppate negli anni. Società esterne hanno sicuramente alle spalle case histories di successo. L’expertise in questo contesto è un fattore molto importante, che permette di evitare tanti errori in fase di progettazione e di implementazione. 

 

Che cosa può fare Neosperience per la tua Digital Transformation

Neosperience colors

Alla luce dell'importanza della Digital Transformation, come è possibile che un paese come l’Italia, all’avanguardia in più di un campo scientifico e artistico, sia così indietro in termini di trasformazione digitale? Cosa manca al nostro paese per essere alla pari con i maggiori player internazionali? 

Come detto in apertura, è fondamentale che l’Italia riesca a emergere nelle classifiche internazionali dove purtroppo risulta ancora il fanalino di coda in materia di competenze digitali e integrazione degli strumenti digitali alle strategie di business (Dati DESI 2020).

In Neosperience abbiamo coltivato un’idea, una visione di innovazione che fosse collaborativa e unica allo stesso tempo. L’Italia è il paese delle PMI, che sono al contempo la forza e la debolezza del nostro sistema paese: grandi innovatrici, ma fragili rispetto ai grandi player internazionali. 

PMI - però - sono anche le aziende italiane che offrono servizi e soluzioni per la Trasformazione Digitale. 

Capaci di comprendere le reali necessità dei propri clienti, spesso non sono però in grado di offrire un range abbastanza vasto di soluzioni e servizi per soddisfarne le richieste. 

Un obiettivo comune

Come fare quindi? La soluzione che abbiamo deciso di adottare è quella della condivisione delle responsabilità e competenze con aziende simili alla nostra, unite da un obiettivo comune. Perché l’unico modo che le PMI hanno di prosperare oggi, alla luce della crescente complessità digitale, è unirsi e mettere a fattor comune il proprio valore. 

Oggi il gruppo Neosperience conta più di nove realtà diverse, le quali hanno maturato esperienza in settori altrettanto diversi. Con il crescere del nostro gruppo siamo stati capaci di rispondere al meglio alle necessità dei nostri clienti.

Siamo arrivati a disporre di un portfolio di soluzioni e servizi unico nel panorama internazionale, che abbiamo deciso di dividere in 7 diversi punti. 

illustrate i punti della Digital Transformation

1. Disegnare la Trasformazione Digitale

Vogliamo aiutare le aziende a tirare fuori il meglio dal digitale, investendo sul capitale umano
e sulla tecnologia in un modo nuovo. Vogliamo condividere una visione di innovazione che abbia al centro il rapporto tra essere umano e digitale. Il nostro obiettivo è soddisfare i bisogni del cliente permettendogli di migliorarsi e crescere insieme ai propri clienti.

2. Progettare a realizzare prodotti digitali

Non bisogna lasciarsi intimidire dai grandi intermediari o dei competitor. Oggi è necessario sviluppare la propria offerta unica e personalizzata sulle caratteristiche dell’azienda e su quelle dei clienti tipo. Due sono i punti fondamentali: offrire esperienza di valore al passo con i tempi, e recuperare i dati dei clienti. 

3. Analizzare e comprendere il comportamento dei clienti

La nostra tecnologia permette di analizzare il comportamento di navigazione degli utenti e di realizzare questionari mirati grazie all'Intelligenza Artificiale. Permettiamo alle aziende di creare un rapporto empatico con i clienti, per coinvolgerli e fidelizzarli ai servizi e prodotti. 

4. Trovare nuovi clienti

Con le nostre soluzioni dedicate alla Lead Generation le aziende nostre clienti sono in grado di scoprire preziosi insight sui loro clienti tipo, entrando in contatto con loro in maniera automatica e dando valore al rapporto umano tra venditore e acquirente. 

5. Coinvolgere i clienti

Il digitale offre la possibilità alle aziende di entrare nella vita dei clienti. Per non sprecare questa occasione è necessario creare e condividere contenuti ed esperienze che facciano realmente la differenza, che siano innovative e che rimangano impresse. Noi offriamo una serie di soluzioni e servizi per renderlo possibile. 

6. Aumentare ricavi e margini

Le nostre soluzioni tecnologiche si fondano su anni di ricerche ed esperienze sul campo, ed hanno permesso a centinaia di nostre aziende clienti di aumentare i propri ricavi e margini. Migliorando l’offerta al cliente e fornendo ai clienti gli strumenti per rendere più efficienti i processi operazionali, permettiamo loro di guardare al futuro con la consapevolezza di non essere rimasti indietro rispetto ai competitor. 

7. Digitalizzare i processi operazionali

Grazie alle partnership con realtà leader di mercato nazionali e internazionali siamo stati in grado negli anni di sviluppare un portfolio unico di competenze e soluzioni per la digitalizzazione dei processi operazionali. Dalla smart manufacturing, allo sviluppo di soluzioni gestionali verticali, dai CRM allo sviluppo di soluzioni proprietarie innovative per l'Enterprise Search, noi di Neosperience offriamo un ecosistema completo e affidabile.

 

Per concludere, Neosperience crede in una Digital Transformation che - come un puzzle - prende forma solo se ogni pezzo viene posizionato al posto giusto. Solo chi può offrire tutte le tessere è in grado di aiutare i propri clienti a comprendere e a sfruttare al massimo i vantaggi delle ultime tecnologie, e dei cambiamenti metodologici che ne derivano. 

Se sei interessato ad approfondire il tema, non esitare a scriverci qui, o prendi direttamente appuntamento con i nostri tecnici cliccando su questo link. Saremo felici di condividere con te le nostre idee, certi che potrai apprezzare la freschezza e l’organicità della nostra offerta. 

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Galileo - Festival della Scienza e dell'Innovazione

Dario Melpignano, CEO di Neosperience, sabato 15 ottobre ha preso parte al Festival Galileo di Padova con l'intervento "L'umano digitale e il digitale umano".

Nella cornice della Sala Rossini dello storico Caffè Pedrocchi, Melpignano ha dialogato con Roberto Siagri, fisico, imprenditore, presidente Carnia Industrial Park, co-fondatore e già amministratore delegato Eurotech sotto la moderazione della giornalista del Corriere della Sera Diana Cavalcoli.

Nel corso dello speech Dario Melpignano ha affrontato una tematica di grande attualità: la necessità di ripensare il rapporto tra umano e digitale alla luce dell'incertezza in cui stiamo vivendo.

 

Oltre l'umanesimo digitale

L'intervento di Dario Melpignano al festival Galileo è partito dalla raccolta "Crepuscolo" di Max Horkheimer, che raccoglie le considerazioni del futuro fondatore della Scuola di Francoforte sulla società tedesca negli anni del regime nazista. Viviamo anche oggi in tempi difficili, che richiedono in egual misura un ripensamento radicale del ruolo dell'uomo nel mondo.

In linea con Horkheimer, Melpignano ritiene necessario ridefinire e superare l'umanesimo, inteso come centralità auto-istituita dell'uomo nei confronti del mondo.

Così come è prevalsa fino a oggi nello sviluppo della cultura, della società e della sensibilità, infatti, tale centralità ha portato l'umanità e il pianeta in una condizione di crisi tale da mettere in pericolo la nostra stessa sopravvivenza come specie.

Declinando questo pensiero alla dimensione imprenditoriale, è necessario ridefinire il rapporto tra umano e digitale. La forte risposta emotiva di chi ha avuto la possibilità di provare l'esperienza dell'Overview Effect alla fiera Futura Expo, ricorda Melpignano, mostra la strada da seguire.

I nuovi modelli di pensiero e di business dovranno infatti mettere al centro la dimensione collettiva, il creato, la vita e l'amore, scardinando il modello accentratore prevalso sul Web nell'era dei social media.

 

Riguarda l'intervento

Se non riesci a visualizzare il video, visita questo link.

Al link qui sotto potrai sperimentare l'Overview Effect, la visione immersiva di un mondo senza confini e barriere grazie a Neosperience.

 

La via italiana alle start-up

La necessità di mettere in pratica nuovi modelli di business e di sviluppo in una dimensione storica di profonda incertezza passa inoltre dalle peculiarità del tessuto industriale italiano.

Gli imprenditori che intendono dare vita a nuove start-up devono infatti tenere conto delle specificità del nostro Paese, che presenta eccellenze dal punto di vista industriale ancora non declinate al massimo delle loro potenzialità nella dimensione digitale.

La via intrapresa da Neosperience, ricorda Melpignano, consiste proprio nell'agganciare nuove start-up verticali alle piccole-medie imprese con un focus industriale specifico.

Unendo expertise e competenze anche molto diverse tra loro è possibile creare valore e accelerare il processo di transizione digitale in modo alternativo rispetto agli "unicorni" e ai disruptor statunitensi.

Scopri le soluzioni che Neosperience offre alle aziende per una transizione digitale alla potenza dell'empatia:

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Le opportunità del Web 3D: intervista a Dario Melpignano

Web 3D

Il 20 settembre 2022 si è tenuto un approfondimento verticale sul “rapporto tra Metaverso e Web 3D" organizzato da Confindustria Brescia per la valorizzazione delle produzioni manifatturiere negli ambiti B2C e B2B.

Durante il suo speech Dario Melpignano, CEO di Neosperience, ha approfondito le logiche del Web 3D e il rapporto con il Metaverso, portando ad esempio progetti operativi come quello realizzato per Colombo New Scal SpA, realtà con sede nella provincia di Lecco che realizza prodotti per la casa.

Sentiamo da ogni parte dire che il Metaverso sta arrivando: che cosa significa questa affermazione?

Il Metaverso sta sicuramente arrivando, ma al tempo stesso si sta trasformando. Al giorno d’oggi il Metaverso si trova in una condizione simile a quella di Internet a metà degli anni ‘90, quando il Web si stava ancora consolidando nei suoi protocolli e nelle componenti fondamentali.

Oggi il Metaverso esiste in nuce, in forme prototipali e simili a videogiochi come Decentraland o Facebook Horizon, ma prenderà nel futuro una forma che ancora oggi nessuno conosce.

Anche così possiamo però già dare per consolidate alcune caratteristiche del Metaverso. Si tratta innanzitutto di parte del Web3, ossia dell’iterazione del Web più recente. Il Web3 si fonda su un’idea di Internet pervasivo, laddove il Web2, che nasce con l’introduzione sul mercato degli smartphone, è invece limitato dalle dimensioni degli schermi dei dispositivi.

Nel Metaverso, così come nel Web 3D che approfondiremo tra poco, la tridimensionalità delle esperienze gioca un ruolo centrale: grazie alla realtà virtuale e soprattutto alla realtà aumentata, combinata con ecosistemi di pagamento basati sulla blockchain, si dà vita a un nuovo modo di esperire il digitale, ma anche di rapportarsi alla realtà analogica.

A questo proposito, qual è la differenza tra Metaverso e Web 3D?

In estrema sintesi possiamo sottolineare che il Metaverso, almeno nella sua forma attuale, descrive delle piattaforme sociali e aperte, dove gli utenti possono interagire e creare i propri spazi con diversi dispositivi come i visori per la realtà virtuale o la realtà aumentata.

Quindi il 3D, inteso come capacità di rappresentare oggetti o spazi tridimensionali, è una delle componenti abilitanti del Metaverso, ma esiste già da molto tempo.

Il Web 3D, da non confondersi con il Web3 citato prima, è invece un'evoluzione tridimensionale del Web che presenta molte più opportunità in chiave di business.

Mentre il Metaverso opera ancora su logiche videoludiche ancora difficilmente interpretabili in chiave imprenditoriale, eccetto alcune operazioni di branding di alto livello, il Web 3D apre alle aziende la possibilità di creare un’area proprietaria e condividere contenuti che rappresentano un equivalente digitale dei prodotti o dei servizi offerti.

Nello specifico, nel contesto del Web 3D gioca un ruolo cruciale la Realtà Aumentata, che permette non di sostituire il mondo reale con qualcosa di alternativo, bensì di potenziarlo con un “layer” aggiuntivo di informazioni e contenuti.

Metaverso

Quali sono invece le tecnologie che sono il minimo comune denominatore tra Metaverso e del Web 3D?

Le differenze tra Metaverso e Web 3D sono dunque tante, ma altrettanti sono i punti di contatto che accomunano queste nuove frontiere del digitale. Sono sette le categorie su cui si gioca questa partita ancora aperta:

1. Hardware

2. Networking

3. Potenza di calcolo

4. Piattaforme virtuali

5. Standard di interoperabilità

6. Sistemi di pagamento

7. CRI: contenuti, risorse e servizi di identità.

Da un lato troviamo un insieme di dispositivi di fruizione esperienziali, in cui io posso vivere un prodotto o servizio, conoscere il prodotto di un’azienda in un mondo virtuale in una visione aperta e pronta a ogni realtà.

Dall’altro lato ci sono tecnologie che grazie alla scarsità dell’asset digitale abilitano un nuovo tipo di commercio, dove si acquisiscono diritti grazie alla navigazione di un ambiente digitale in Realtà Aumentata.

Tutti questi elementi possono e dovranno però convergere verso una visione aperta, libera e democratica: la forza degli albori di Internet, prima della concentrazione del potere intorno alle piattaforme social.

Ultimamente si sente parlare molto di Web3: ora che lo abbiamo distinto dal Web 3D, possiamo esplicitare anche questo concetto?

Mi rendo conto che i nomi assegnati in questo caso non ci siano per niente d’aiuto: il Web3 è l’ultima evoluzione del Web, che comprende e integra tante delle tecnologie che abbiamo appena elencato.

Non bisogna confonderlo con il Web 3D, che invece tocca l’aspetto della tridimensionalità e dell’utilizzo di dispositivi di fruizione esperienziali, così come l’abilitazione della scarsità degli asset digitali per un nuovo tipo di commercio, ma può anche intervenire a supporto di processi aziendali tradizionali.

Spazio Web 3D

Tornando invece al Web 3D, ci può fare qualche esempio di impiego strategico di questa tecnologia dal punto di vista dell’impresa, nei mondi sia Direct-to-Consumer, sia Business-to-Business?

Nelle imprese dell’oggi e del domani sarà sempre più necessario stabilire una relazione diretta e continuativa con i clienti, sviluppando spazi interattivi entro cui possano fare esperienza dei prodotti e dei servizi offerti. L’apprendimento cinestetico, come dimostrano gli studi condotti sul learning by doing, è un veicolo potentissimo: ricordiamo infatti fino al 70% di quello di cui facciamo esperienza, a fronte del 30% di ciò che vediamo.

Porterò in questa sede tre esempi rappresentativi dei concetti che abbiamo fissato in questa intervista, che dimostrano peraltro quanto le potenzialità del Web 3D siano scalabili, da grandi brand internazionali a piccole realtà, passando per le PMI Made in Italy.

A proposito di queste ultime, per Colombo New Scal, storica azienda produttrice di applicativi per la casa con sede nella provincia di Lecco, è stato implementato un progetto di Web 3D che permette di visualizzare i prodotti all’interno di un ambiente in Realtà Aumentata.

In questo modo i futuri clienti possono non solo visualizzare in 3D l’oggetto scelto, ma anche manipolarlo e collocarlo all’interno dell’ambiente reale in modo semplice e immediato.

Questo tipo di applicazione del Web 3D consente alle imprese di entrare in contatto con i clienti finali, ma in ottica B2B permette anche di far conoscere l’azienda e le caratteristiche dei prodotti anche senza bisogno di interagirci fisicamente, superando distanze e barriere.

Un’altra esperienza significativa di Web 3D è quella realizzata per Haier, brand cinese leader nel settore degli elettrodomestici. Grazie alla piattaforma Neosperience Reality Plus, che combina realtà virtuale e aumentata, è stato realizzato un vero e proprio showroom virtuale, una “Casa del futuro” che il cliente può navigare ed esplorare.

Questa evoluzione esperienziale del catalogo è applicabile infine anche alle piccole realtà commerciali: per Radius, attiva nel settore dell’ottica, è stato sviluppato un configuratore 3D di montature e lenti, che unisce alla finalità commerciale anche uno scopo di divertimento, verifica e validazione per il consumatore.

Infine è imprescindibile citare l’impiego della Realtà Virtuale in campo medico: la Johns Hopkins University ha messo a punto una tecnica di operazione di chirurgia spinale effettuata a distanza, utilizzando la tecnologia di rendering di un motore di videogiochi e la connettività 5G.

Già diverse aziende, come nel settore del fashion, hanno fatto esperienze all’interno del Metaverso. Come un'azienda oggi può usare al meglio queste tecnologie, in particolare con riferimento all’evoluzione del commercio?

In un contesto storico sempre più complesso, dove le imprese si trovano di fronte alla necessità di costruire e mantenere viva una community solida ed essere resilienti di fronte alle tante crisi che si susseguono, il futuro apparterrà alle aziende che saranno in grado di stabilire una relazione diretta e continuativa con i clienti.

In questa prospettiva il Metaverso, nelle forme che assumerà nel prossimo futuro, potrà essere l’ambiente dove questa community si incontra, ma è necessario che le aziende sviluppino ciascuna il proprio Metaverso, entrando in contatto diretto con la propria customer base.

La chiave di volta per superare i limiti di un mondo tecnologico che fino a questo momento ha privilegiato l’efficienza rispetto all’efficacia è l’empatia.

Ciò si traduce in una serie di pratiche virtuose: mettere al centro il rapporto con la customer community, utilizzare le tecnologie più avanzate per evolvere verso nuovi modelli di business e comprendere le esigenze psicologiche del cliente senza manipolarlo.

Web 3D

Questo può avvenire nel caso delle aziende che hanno processi collaborativi B2B?

Anche i processi collaborativi Business-to-Business possono beneficiare di questa evoluzione e diventare più stretti grazie al Web 3D: si può condividere rapidamente un prototipo con i propri buyer, visitare a distanza un impianto industriale, presentare i propri prodotti in maniera interattiva e in alcuni casi formare il cliente sull’utilizzo degli stessi.

La chiave, in questo processo di transizione digitale nel mondo delle imprese, è l’utilizzo accorto dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning.

Lo sosteneva già Marshall McLuhan, ormai 60 anni or sono: ogni miglioramento nelle comunicazioni aumenta le difficoltà di comprensione. Un eccesso di informazioni equivale a nessuna informazione: i dati devono essere processati e interpretati per poter apportare un vantaggio significativo.

Quali sono, per concludere questa intervista, i suoi auspici per il futuro delle imprese nel digitale?

La concentrazione del potere nel mondo digitale è cresciuta troppo, la felicità online delle persone non è dove dovrebbe essere, e gli algoritmi sono diventati troppo potenti nel plasmare le opinioni della società. Se vogliamo influenzare il cambiamento verso un futuro migliore, per i nostri clienti e per le nostre aziende, il tempo di agire è adesso.

Siamo utenti di una tecnologia che però non conosciamo, oppure impariamo in maniera autodidatta e limitata. Superare l’approccio neopositivista della Silicon Valley è possibile, lo dimostrano a livello concettuale gli studi MIT e dalla Scuola di Business di Copenhagen.

Una strada per farlo anche nella pratica è declinare la tecnologia nelle sue diverse applicazioni, facendo incontrare tanto nella formazione accademica quanto nella pratica delle risorse aziendali le discipline STEM e il capitale culturale del Mediterraneo e della sua cultura umanistica.

Mentre iniziamo a passare dal Web2 al Web3, per noi imprenditori e non solo è il momento di informarci e di educare. Avere un’idea chiara di ciò che c'è dietro l'angolo è essenziale per essere informati: l’educazione permette di influenzare positivamente il mondo in cui viviamo, quello digitale così come quello analogico, che sono sempre più compenetrati in quell’unica esperienza formidabile che ci è concesso di sperimentare che è la nostra vita.

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Overview Effect: un’esperienza empatica, collettiva e universale

Overview Effect

Nel 1632, nel Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo, Galileo Galilei portava a sostegno della teoria dell’eliocentrismo la convinzione che “Se voi poteste vedere la Terra illuminata mentreché voi fuste in luogo tenebroso come la nostra notte, la vedreste splendida più che la Luna”.

Nel 1968, più di tre secoli dopo, la missione spaziale statunitense Apollo 8 raggiunse l’orbita della Luna. Non fu questa l’occasione in cui gli astronauti atterrarono per la prima volta sul nostro satellite – l’allunaggio sarebbe avvenuto solo un anno dopo – ma accadde comunque qualcosa di sorprendente.

A un certo punto della diretta televisiva, infatti, gli astronauti Jim Lovell, Frank Borman e William Anders voltarono la videocamera e inquadrarono la Terra, confermando implicitamente quanto affermato da Galilei. Lo scatto che ne risultò, ribattezzato Earthrise, è ritenuto una delle fotografie più significative della storia dell’umanità.

Earthrise: Overview Effect

Durante la missione Apollo 8 per la prima volta tre esseri umani osservarono il nostro Pianeta dallo spazio, provando una profonda commozione di fronte alla bellezza e fragilità della Terra, perla azzurra persa nell’infinito dell’universo.

Ritornando dalla missione e avvicinandosi all’atmosfera, l’esperienza degli astronauti dell’Apollo 8 si fece più intensa. Davanti ai loro occhi si dipanavano distese di cicloni e perturbazioni, ma anche città illuminate nella notte, barriere coralline e aurore boreali – lo stesso panorama che, decenni dopo, osservano ancora oggi gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale.

Nel 1987 l’autore e filosofo Frank White ha assegnato un nome alla sensazione di meraviglia che si prova osservando la Terra dallo spazio: Overview Effect.

 

Cos’è l’Overview Effect?

Il termine Overview Effect, letteralmente “effetto della veduta d’insieme”, definisce il cambiamento cognitivo nella percezione percepito dagli astronauti e dai cosmonauti durante le missioni spaziali.

White, pur non avendo mai sperimentato di persona l’esplorazione spaziale, ha raccolto in un volume intitolato “The Overview Effect” le interviste a 29 astronauti, collegate appunto dal dirompente cambio di prospettiva che si verifica durante un viaggio spaziale.

Un’esperienza così radicale modifica per sempre la percezione del nostro pianeta. Le dichiarazioni raccolte da White enfatizzano nella maggior parte il senso di unità e interconnessione tra gli esseri viventi, la necessità di apprezzare e prenderci cura della nostra “casa”.

L’astronauta Jim Lovell, membro della già citata missione Apollo 8, evidenzia come, dalla Luna, la Terra sembri “una grande oasi rispetto alla grande vastità dello spazio”, mentre il cosmonauta Aleksei Leonov percepisce il pianeta come “la nostra casa che doveva essere difesa come una reliquia sacra”.

Dall’alto i confini e le barriere che definiscono la vita sulla Terra sono invisibili. Nella visione olistica che determina l’Overview Effect il nostro pianeta rivela tutta la sua magnificenza e, al contempo, tutta la sua fragilità.

 

Il “pallido punto blu”

Le sonde spaziali si spingono a distanze per il momento ancora impensabili per gli astronauti: le immagini che riescono a catturare mostrano la Terra come una piccola, fragile sfera su cui si concentra tutta la vita finora conosciuta, “appesa” nello spazio siderale, avvolta da una sottile atmosfera che la protegge dall’ambiente esterno.

Nel 1990 l’astronomo e scrittore Carl Sagan riuscì a ottenere che la sonda spaziale Voyager 1, prima di lasciare il Sistema Solare, voltasse la telecamera e scattasse una fotografia alla Terra da ben 6 miliardi di chilometri di distanza.

Nello scatto che ne derivò, ribattezzato da Sagan Pale Blue Dot, il nostro pianeta altro non è che un impercettibile pallino, largo meno di un pixel, solitario e microscopico nello spazio attraversato dal riflesso del Sole sulla telecamera della sonda. 

Pale Blue Dot

Nell’omonimo testo del 1994 Sagan riflette proprio su questo scatto, che suscita una versione indiretta e amplificata dell’Overview Effect:

“L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni “superstar”, ogni “comandante supremo”, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole.”

La piccolezza del nostro pianeta davanti alla vastità dello spazio meraviglia e spaventa allo stesso tempo gli osservatori.

La necessità di creare una società planetaria con la volontà unitaria di proteggere e dare un futuro a questo "pallido puntino azzurro" nello Spazio, preservando l’ambiente e andando oltre a confini e barriere sociali, diventa evidente e imperativa.

 

Nello spazio con la Realtà Virtuale

Fino a questo momento meno di 600 persone nella storia dell’umanità hanno potuto sperimentare in modo diretto l’Overview Effect osservando la Terra dallo spazio. Anche le fotografie più significative, nella loro bidimensionalità, non si avvicinano lontanamente all’esperienza olistica e totalizzante che questi ultimi hanno avuto il privilegio di provare.

I progressi della tecnologia nel campo della Realtà Virtuale (VR), tuttavia, danno a un pubblico sempre più ampio la possibilità di sperimentare l’Overview Effect grazie a esperienze immersive.

VR Overview Effect

La tecnologia della Realtà Virtuale, grazie alla sua controllabilità e la capacità di offrire un senso di presenza, rappresenta infatti un mezzo unico per progettare e studiare esperienze accessibili al pubblico.

È stato dimostrato che le esperienze in Realtà Virtuale ispirate alle esplorazioni spaziali, in particolare se combinate con effetti sonori e pratiche di mindfulness, riescono a suscitare una risposta emotiva profonda di meraviglia e stupore nel pubblico. In altre parole, non serve essere astronauti né bisogna attendere di diventare turisti spaziali per provare l’Overview Effect.

 

Overview Effect: un cambio radicale di prospettiva

L’Overview Effect dimostra che un cambio di mentalità è spesso questione di un cambio radicale di prospettiva. Passando dal particolare all'universale, dal singolare al collettivo, elevandoci al di sopra dei confini e delle barriere della vita quotidiana riscopriamo ciò che ci rende umani.

Portare questa mentalità all’interno dei processi aziendali è il primo passo per garantire la realizzazione di prodotti e servizi davvero empatici.

Da anni Neosperience guida le aziende nella trasformazione digitale grazie a un ecosistema di soluzioni tecnologiche empatiche, che soddisfano e anticipano i bisogni e le esigenze dei clienti. 

Aiutiamo le imprese a innovare le loro strategie di business partendo dai dati e dalla loro analisi in tempo reale e fornendo loro la chiave strategica per costruire il presente e il futuro dell’azienda sul mercato.

 

Neosperience a Futura Expo 2022

Neosperience crede nelle potenzialità della tecnologia VR, fino ad oggi sfruttate solo parzialmente dai brand per offrire esperienze realmente immersive. 

Dopo aver portato a termine progetti vincenti che hanno aperto le potenzialità della Realtà Virtuale nell’e-commerce, abbiamo portato la nostra esperienza di Overview Effect a Futura Expo, la fiera dedicata a una visione del futuro in cui Uomo, Natura, Ambiente ed Economia convivono in armonia.

Futura Expo

A partire da domenica 2 ottobre e fino a martedì 4 ottobre i visitatori di Futura Expo 2022 hanno potuto sperimentare nel nostro stand un’esperienza in Realtà Virtuale che simula l’osservazione della Terra dallo spazio per mezzo di visori Oculus Quest 2.

Con questa scelta ci siamo posti l'obiettivo di dimostrare che la Realtà Virtuale non è un "esercizio di stile", né una moda destinata a essere presto soppiantata, bensì uno strumento utile a offrire nuovi punti di vista alle persone e permettere loro di sperimentare situazioni out of this world

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Smart Agriculture: cogliere le opportunità di un settore in crescita

La tecnologia mostra tutto il suo carattere distruttivo quando viene applicata a ciò che ci appare da sempre immutabile. È il caso dell’agricoltura, e delle sue enormi possibilità di crescita e sviluppo se interfacciata con le ultime innovazioni e soluzioni tecnologiche della Smart Agriculture. Si è passati infatti da un mercato di 450 milioni nel 2019 ad uno di 1,6 miliardi nel 2021. Questo è il dato riportato nella Ricerca 2022 presentata dall'Osservatorio Smart Agrifood

Scendendo nel dettaglio, gli investimenti maggiori nel settore sono dedicati ai macchinari connessi (47%), ai sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature (35%) e poi a distanza dai software gestionali (6%), seguiti infine dai sistemi di monitoraggio da remoto di terreni e colture (5%)

In primis va sottolineato che il campo tecnologico che sembra aver maggiori opportunità applicative all’interno della Smart Agriculture è quello dell’IoT (Internet delle Cose), ovviamente coadiuvato da tutta un’altra serie di tecnologie come droni, Blockchain, Machine Learning, etc.

L’Italia è uno dei maggiori paesi europei per spesa nel settore, con un valore degli investimenti pari a circa il 20% del totale di quello comunitario.

Ma quali sono i vantaggi pratici per l'agricoltura nell’adozione di questi strumenti?

In questo approfondimento vi spiegheremo quali sono le applicazioni tecnologiche all’interno dei processi di coltura che possono aiutare l’agricoltore a gestire con maggiore efficienza processi, materiali, macchinari, risorse umane e, ovviamente, le stesse coltivazioni.

Le Fitopatologie

Partiamo dalle fitopatologie, che causano spesso enormi perdite economiche all’agricoltore se non riconosciute in tempo. Per limitare i danni è fondamentale scoprire tempestivamente la loro insorgenza, e allo stesso tempo prevenirne la nascita evidenziando le condizioni che ne aumentano il rischio.

Come? Per esempio attraverso l’implementazione di sensoristica (IoT) nei campi, sugli alberi, sui singoli frutti, nelle canaline di scolo e così via, grazie a cui è possibile recuperare informazioni qualitative sullo stato di salute delle piante, sull'umidità del terreno, sulla presenza di sostanze dannose, di insetti, di patologie, etc.

Allo stesso tempo, tramite l’utilizzo di droni e quindi di ortofoto e rilievi 3D, è possibile evidenziare la diversa composizione delle colture, quali ricevono meno acqua, crescono di meno, o appaiono meno sane o malate.

Agricoltura di Precisione

Un’altra applicazione di IoT, droni, ma anche del Machine Learning, si sviluppa nel concetto di “agricoltura di precisione”, sempre facente parte della Smart Agriculture.

Solitamente i mezzi di produzione vengono utilizzati secondo il calendario o comunque omogeneamente in una coltura, senza considerare la variabilità intra-campo e le reali necessità.

Le nuove tecnologie permettono di raccogliere facilmente informazioni per effettuare trattamenti selettivi risparmiando tempo e prodotti applicati. Attraverso un’analisi predittiva, resa possibile da algoritmi di Machine Learning appositamente “educati”, l’agricoltore è in grado di prevedere quando determinate colture e aree avranno bisogno di essere seminate, irrigate o concimate.

Altre Applicazioni Smart Agriculture

Ma scendiamo ora più nel dettaglio delle varie funzionalità, immaginando una soluzione ready-to-use dedicata alla Smart Agriculture. Quali sono le sue applicazioni pratiche?

Mappatura Appezzamenti

Grazie alla soluzione, l’operatore può disegnare facilmente le mappe web dei propri appezzamenti utilizzando come sfondo le ortofoto dell’area. Il sistema permette di caricare anche le mappe del catasto per facilitare la ricerca delle parti interessate. Sarebbe possibile riportare in mappa non solo gli appezzamenti, ma anche tare o parti di terreno destinate ad altri utilizzi.

Georeferenziazione piante o filari

Oltre alla visualizzazione degli appezzamenti, in particolari condizioni in cui sia importante l’informazione per ogni singola pianta, è possibile georiferire piante o filari, utilizzando il GPS in campo e riportando le informazioni in mappa.

Informatizzazione dei dati riguardanti le colture

A ciascun appezzamento disegnato in mappa è possibile associare una molteplicità di informazioni utili sia in fase di valutazione e monitoraggio della coltura, sia in fase di invio dati per adempimenti normativi. I dati caricabili sono infatti gli stessi presenti nel fascicolo aziendale e utili per la PAC. I dati relativi agli appezzamenti possono essere poi scaricati in appositi file elaborabili o stampabili.

Interfaccia con sensori del suolo e della pianta

La soluzione si interfaccia direttamente ai sensori IoT installati negli appezzamenti per fornire informazioni importanti circa la risposta del suolo e delle piante alle condizioni meteoclimatiche.

Visualizzazione dati meteo

L’applicazione mette a disposizione dati meteo derivanti da centraline fisse o sensori IoT installati direttamente negli appezzamenti interessati. I sensori forniscono informazioni utili circa il microclima che insiste su una determinata area, fondamentale per la valutazione della possibilità di insorgenza di determinate fitopatologie.

Gestione magazzino per fertilizzanti e fitosanitari

Una sezione specifica della soluzione sarebbe dedicata alla gestione del magazzino di fertilizzanti e fitosanitari, dove è possibile caricare tutte le informazioni relative ai prodotti in entrata nel magazzino e ai prodotti utilizzati sul campo. Il sistema automaticamente visualizza un contatore per monitorare la presenza in magazzino dei prodotti.

Elaborazione grafici e statistiche

Una soluzione Smart Agriculture produce numerosi grafici e statistiche che permettono di effettuare un’analisi specifica per vari fattori, in particolare:

    • Elaborazione di modelli previsionali: la soluzione sarebbe in grado di elaborare modelli previsionali molto accurati, per ogni singola area, che indicano la probabilità di generazione, fertilità e mortalità di un agente infestante. Queste informazioni consentono di conoscere tempestivamente l’inizio di una fitopatologia o il grado di infestazione.
    • Ottimizzare lo spandimento a rateo variabile dei mezzi di produzione: la soluzione Smart Agriculture permetterebbe di ottimizzare l’uso di fertilizzanti, prodotti fitosanitari e acqua irrigua grazie all’utilizzo di mappe di distribuzione e dei parametri del terreno ottenuti dal campionamento del suolo.
    • Supportare nelle scelta dei punti di campionamento del terreno: la piattaforma supporterebbe l’agricoltore nella scelta del campionamento attraverso varie indicazioni che derivano da dati pedologici, orografia e precedenti campionamenti.
    • Evidenziare la presenza di criticità localizzate: la soluzione sottolineerebbe varie criticità, come la carenza di nutrienti, la presenza di fitopatologie o la presenza di ristagno idrico nei terreni attraverso mappe di vigoria della vegetazione. Queste mappe vengono realizzate a partire dai dati telerilevati per mezzo di satelliti o droni.

 

Conclusioni

In sintesi la soluzione per la Smart Agriculture che abbiamo immaginato permette di:

- Migliorare e modernizzare la gestione delle colture, sostituendo mappe e dati cartacei;

- Ottimizzare i tempi di gestione e caricamento dati;

- Prevenire l’insorgere di una patologia e contenerne la diffusione;

- Ottimizzare le scelte di gestione;

- Risparmiare sull’utilizzo di prodotti (fertilizzanti, fitosanitari, acqua);

- Risparmiare sui mezzi di produzione;

- Contenere gli impatti ambientali delle attività;

- Produrre prodotti di qualità maggiore;

- Realizzare confronti temporali per la gestione di criticità negli appezzamenti.

È quindi arrivato il momento per l'agricoltura di entrare - non in punta di piedi, ma da protagonista - nell’epoca della digitalizzazione.

Il futuro è 4.0. anche per l’agricoltura: sviluppando nuove soluzioni per la Smart Agriculture è possibile far "fruttare" un mercato in crescita, che offre grandi opportunità alle realtà che credono in un approccio ecologico e oculato alle risorse.

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Generative Art: orizzonti e limiti delle AI “creative”

dalle mini descrive l'empatia

In copertina: Dall-E Mini, “Generative Art About Empathy In Blue Tones”, medium digitale, 2022 

 

Dai bizzarri accostamenti di immagini creati da Dall-E Mini al mercato degli NFT: le immagini generate da algoritmi di Intelligenza Artificiale stanno entrando sempre di più nell’immaginario comune. Al tempo stesso questa stretta intersezione tra arte e tecnologia solleva diversi interrogativi.

Può una macchina generare opere d’arte in autonomia? Se sì, qual è il futuro della produzione artistica nel momento in cui non è più un’esclusiva dell’umanità? Quali sono i limiti e i rischi, ma anche le potenzialità, di questo tipo di arte?

 

Cos’è la Generative Art?

La Generative Art è un tipo di arte, nella maggior parte dei casi visiva, che si basa sulla cooperazione tra un essere umano e un sistema autonomo. Per “sistema autonomo” si intende un software, algoritmo o modello di IA in grado di eseguire operazioni complesse senza bisogno dell’intervento del programmatore.

La casualità (randomness) è una proprietà fondamentale della Generative Art. A seconda del tipo di software il sistema autonomo è in grado di elaborare risultati sempre diversi e unici ogni volta che si esegue il comando di generazione, o può restituire un numero variabile di risultati in risposta all’input dell’utente.

I primi esperimenti di Generative Art risalgono agli anni Sessanta con gli esperimenti di Harold Cohen e del suo programma AARON. Cohen utilizzò per primo software autonomi per generare opere d’arte astratte e ispirate alle serigrafie della Pop Art. Le opere di Cohen sono oggi esposte alla Tate Gallery di Londra.

Un altro attributo della Generative Art, che però rappresenta sempre meno una prerogativa, è la ripetizione di pattern o elementi astratti forniti dal programmatore e implementati all’interno del codice del software.

Lo sviluppo di reti neurali sempre più complesse che operano sull’associazione testo-immagine ha permesso d’altra parte lo sviluppo di modelli generativi in grado di creare immagini sempre più realistiche e accurate. L’esempio più noto di questa categoria di Generative Art è Dall-E.

 

Dall-E e CLIP: la rivoluzione nel riconoscimento per immagini

Dall-E è un una rete neurale multimodale basata sul modello di deep learning GPT-3 di OpenAI. Questo sistema è capace di generare immagini a partire da una descrizione testuale sulla base di un dataset di coppie testo-immagine.

La prima versione di Dall-E, presentata al pubblico a gennaio del 2021 e rimasta prerogativa di un numero ristretto di professionisti del settore, ha rappresentato una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda questo tipo di modelli generativi, superando le innovazioni dello stesso GPT-3.

Dall-E Mini

Dall-E è infatti in grado di generare immagini plausibili da una grande varietà di frasi e prompt testuali, anche caratterizzati da una struttura linguistica composita. Il modello di OpenAI si dimostra in grado di comprendere e realizzare:

  • La struttura prospettica dell’immagine
  • La struttura interna ed esterna di un oggetto
  • Confronti e sequenze tra diverse immagini
  • La collocazione spazio-temporale degli oggetti.

L’accuratezza dei risultati elaborati da Dall-E si è rivelata il campo di applicazione perfetto per un’altra soluzione di OpenAI: CLIP (Contrastive Language–Image Pre-training), una rete neurale di classificazione e ranking di immagini addestrata sulla base di associazioni testo-immagine, come le didascalie presenti su Internet.

Grazie all’intervento di CLIP, che riduce a 32 il numero di risultati proposti all’utente per ogni prompt, Dall-E si è rivelata in grado di restituire immagini soddisfacenti nella maggior parte dei casi. I risultati ottenuti sono tuttavia di qualità bassa e presentano ancora evidenti limiti nell’elaborazione di alcuni tipi di associazioni logiche tra elementi, come la collocazione all’interno di uno spazio.

 

Dall-E Mini conquista Internet

Nel mondo dell’arte l’imitazione è la forma più sincera di complimento. OpenAI non ha mai reso pubblico il codice di DALL-E, ma ci sono voluti solo pochi mesi prima che comparisse una versione meno raffinata della rete neurale, basata tuttavia sugli stessi principi di associazione e combinazione di immagini appartenenti a un database di circa 30 milioni di elementi.

Si tratta di Dall-E Mini, un progetto del developer americano Boris Dayma rilasciato sulla piattaforma di hosting open-source HuggingFace. Resa disponibile a tutti sotto forma di una semplice web app nella primavera del 2022, Dall-E Mini è presto diventata, per definizione della testata Wired, “Internet’s favorite meme machine”.

La possibilità di generare 9 immagini in bassa risoluzione a partire da qualunque prompt, anche i più bizzarri, ha scatenato la fantasia degli utenti, che si sono divertiti a creare combinazioni divertenti e surreali e a condividerle su piattaforme come Twitter e Reddit.

Dall-E Mini

In poche settimane Dall-E si è trovata a elaborare circa 50mila immagini al giorno e ha attirato l’attenzione di utenti normalmente poco interessati agli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale, fornendo allo stesso tempo ai professionisti diversi spunti di riflessione sull’applicazione di queste tecnologie su più vasta scala.

 

Limiti e autoimposizioni della Generative Art

Il grado di popolarità raggiunto da Dall-E Mini ha aperto fin da subito interrogativi sui possibili rischi che si possono nascondere nella Generative Art, in particolare per quanto riguarda i modelli in grado di elaborare immagini contenenti persone e oggetti reali.

Le immagini elaborate da Dall-E Mini hanno un aspetto inconfondibile: spesso i contorni dei soggetti sono poco definiti o distorti, mentre i volti umani sono quasi sempre deformati al punto da non essere più riconoscibili. Nella maggior parte dei casi, dunque, la natura artificiale delle immagini generate è ben chiara all’utente, così da ridurre al minimo la probabilità di generare deepfake con intenti malevoli.

Ciononostante, la natura open-source di Dall-E Mini e la vasta quantità di prompt inseriti dagli utenti hanno ben presto fatto emergere la necessità di regolamentare i risultati generati dalla rete neurale. Il database di Dall-E blocca le parole chiave più esplicite o violente: un sistema che, anche se ancora imperfetto, permette agli sviluppatori di mantenere sotto controllo i risultati restituiti all’utente.

D’altra parte, come accade per ogni Intelligenza Artificiale, all’interno di Dall-E e della sua versione Mini si annidano pregiudizi e bias sociali comuni agli esseri umani che hanno sviluppato queste tecnologie.

La rete neurale di OpenAI, per esempio, riflette gli stereotipi più superficiali sul cibo o sulla popolazione di un luogo quando i prompt contengono indicazioni geografiche; Dall-E Mini restituisce invece solo immagini di uomini al prompt “medico” e di donne al prompt “infermiere” (n.d.r. entrambi i termini sono di genere neutro in lingua inglese).

Generative Art bias

Tornando invece alle problematiche relative alla privacy, l’eventualità che la Generative Art possa mettere a repentaglio la sicurezza degli individui ritratti assume carattere di maggiore urgenza se si considera lo sviluppo di reti neurali sempre più avanzate, in grado di restituire risultati di qualità più alta e dai dettagli più precisi rispetto a Dall-E.

Dall-E 2, la seconda generazione della rete neurale di OpenAI presentata ad aprile 2022, cerca anch’essa di ridurre questo tipo di rischi rafforzando le regole di filtraggio dei dati di addestramento del sistema e delle parole chiave accettate. I pochi professionisti che finora hanno ottenuto accesso a Dall-E 2 rispondono inoltre a norme ancora più rigide, almeno finché le capacità e i limiti della nuova tecnologia saranno ancora in fase di test.

 

Dall-E 2, verso un modello subscription-based

Come già anticipato nel paragrafo precedente, in poco più di un anno i progressi nell’ambito della Generative Art sono stati sostanziali: Dall-E 2 è infatti in grado di generare immagini ancora più realistiche e accurate con una risoluzione quattro volte superiore alla prima generazione.

I miglioramenti di Dall-E 2 si concentrano soprattutto sulla combinazione di concetti, attributi e stili artistici. La rete neurale può ora apportare diverse modifiche a immagini pre-esistenti a partire da una descrizione in linguaggio naturale, aggiungendo o spostando elementi all’interno di una scena, ma anche creando variazioni a partire da un soggetto o un’opera originale.

Generative Art Dall-E 2

Dopo un periodo iniziale di accesso limitato, OpenAI è pronta a rilasciare Dall-E 2 in beta al primo milione di utenti in lista d’attesa. Al contrario di quanto accaduto con la prima versione, tuttavia, il consorzio fondato tra gli altri da Elon Musk e finanziato da Microsoft è pronto ad adottare un modello subscription-based strutturato in base a crediti.

Nello specifico, ogni utente della beta di Dall-E 2 riceverà un numero predefinito di crediti (50 all’iscrizione e 15 ogni mese seguente), ciascuno dei quali equivarrà a un’immagine generata dalla rete neurale. Una volta esauriti i crediti, gli utenti potranno acquistare un pacchetto da 115 crediti al costo di 15 dollari.

 

Generative Art: applicazioni presenti e future

Dalle bizzarre creazioni di Dall-E Mini, condivise ironicamente sul Web, a vere e proprie opere d’arte vendute all’asta per cifre astronomiche, la Generative Art sta raggiungendo negli ultimi anni un pubblico sempre più vasto.

Le immagini generate saranno per la prima volta utilizzabili per scopi commerciali oltre che personali. Gli utenti in lista d’attesa, spiega OpenAI, hanno già intenzione di utilizzare le immagini generate da Dall-E 2 per diversi tipi di progetti, tra cui alcuni più tradizionali:

  • Illustrazioni di libri per bambini
  • Concept art e storyboard per videogiochi e film
  • Moodboard per le consulenze in ambito design.

Uno degli sbocchi commerciali più fruttuosi per questo tipo di arte “nativa digitale” è tuttavia rappresentato senza dubbio dal mercato degli NFT.

Le immagini generate dalle reti neurali, combinate e rielaborate da artisti multimediali o proposte così come l’algoritmo le ha generate, possono essere caricate su blockchain e messe in vendita su marketplace come OpenSea o su piattaforme per la gestione indipendente dei propri token non fungibili, come ad esempio NFT Commerce.

D’altra parte, i risultati ottenuti da reti neurali come Dall-E assumono una grande importanza non solo per il loro valore estetico, ma anche per l’utilizzo in svariate applicazioni pratiche. Proprio sulla ricerca per immagine si sono concentrati gli sforzi di Google, che ha annunciato lo sviluppo di due AI dal funzionamento simile a quello di Dall-E, Imagen e Parti, nessuna delle quali è stata ancora condivisa con il pubblico.

 

Generative Art (?)

L’entrata in campo delle Intelligenze Artificiali ha aperto, all’interno della storia dell’arte, un capitolo ancora in gran parte da scrivere.

Già negli scorsi decenni la Pop Art ha sdoganato la serialità dei processi industriali all’interno delle arti visive, mentre il postmodernismo ha sciolto i nodi della società di massa in un ironico gioco di combinazioni. Ancora prima il Dadaismo ha invece contrapposto all’intenzione creativa la casualità giocosa delle libere associazioni.

Dal punto di vista culturale la Generative Art inserisce un’altra fondamentale variabile a questa cronologia: l’autonomia dello strumento rispetto all’autore. Questa autonomia mette in crisi e fa sorgere domande su alcuni punti essenziali.

AI Art

Paternità dell’opera

La paternità dell’opera è una questione aperta nel mondo dell’arte contemporanea. Lo dimostra la recente causa intentata a Maurizio Cattelan da parte di Daniel Druet, scultore che ha realizzato alcune delle installazioni più famose dell’artista senza mai comparire tra i crediti o nei cataloghi.

Se un’opera di arte visuale è generata da un’Intelligenza Artificiale, la paternità dell’opera spetta a quest’ultima, ai professionisti che l’hanno sviluppata o all’artista digitale che ha fornito il prompt? Infatti come può un dataset di associazioni testo-immagine, essere considerato un adeguato corrispettivo della facoltà di immaginazione?

Modelli a subscription

La produzione stessa delle Generative Art coinvolge inoltre modelli di business ancora in via di definizione. Il modello subscription-based è al momento quello più utilizzato nella creazione e distribuzione di contenuti, ma è anche quello che limita in misura maggiore l’indipendenza dello strumento e la libertà dei creativi.

Con una penna e un foglio un artista può creare ciò che vuole in libertà: la stessa cosa non avviene quando per dare voce alla propria creatività l’artista deve pagare mensilmente o “ad uso” una piattaforma di Generative Art, che peraltro può essere limitata e censurata da chi la gestisce.

I modelli a subscription sono complessi da gestire correttamente, proprio perché prevedono un continuo scambio di valore e libertà tra l’utente e l’azienda. Noi di Neosperience, dopo aver realizzato progetti sul tema con alcune delle aziende più importanti a livello nazionale e internazionale, offriamo le nostre competenze in materia attraverso sia un lavoro di business design, sia attraverso lo sviluppo di prodotti digitali dedicati.

Un’Intelligenza Artificiale libera da pregiudizi

Come abbiamo visto, per esaltare le potenzialità della Generative Art è necessario impiegare al meglio le specificità di questo mezzo nei diversi settori di applicazione; ma più di questo è essenziale progettare le intelligenze artificiali in modo empatico. È infatti possibile slegare i nostri pregiudizi come esseri umani dal codice che da vita alle Intelligenze Artificiali che andiamo a sviluppare?

Per raggiungere questo obiettivo occorre comprendere a fondo la natura ibrida della Generative Art, che chiama in causa tanto la cultura quanto la tecnologia. Sarà quindi necessario far dialogare in fase di progettazione data scientist e umanisti, per fornire alle intelligenze artificiali dataset capaci di produrre risultati spogli di preconcetti e al tempo stesso accurati e rappresentativi.

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