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Smart Agriculture: cogliere le opportunità di un settore in crescita

La tecnologia mostra tutto il suo carattere distruttivo quando viene applicata a ciò che ci appare da sempre immutabile. È il caso dell’agricoltura, e delle sue enormi possibilità di crescita e sviluppo se interfacciata con le ultime innovazioni e soluzioni tecnologiche della Smart Agriculture. Si è passati infatti da un mercato di 450 milioni nel 2019 ad uno di 1,6 miliardi nel 2021. Questo è il dato riportato nella Ricerca 2022 presentata dall'Osservatorio Smart Agrifood

Scendendo nel dettaglio, gli investimenti maggiori nel settore sono dedicati ai macchinari connessi (47%), ai sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature (35%) e poi a distanza dai software gestionali (6%), seguiti infine dai sistemi di monitoraggio da remoto di terreni e colture (5%)

In primis va sottolineato che il campo tecnologico che sembra aver maggiori opportunità applicative all’interno della Smart Agriculture è quello dell’IoT (Internet delle Cose), ovviamente coadiuvato da tutta un’altra serie di tecnologie come droni, Blockchain, Machine Learning, etc.

L’Italia è uno dei maggiori paesi europei per spesa nel settore, con un valore degli investimenti pari a circa il 20% del totale di quello comunitario.

Ma quali sono i vantaggi pratici per l'agricoltura nell’adozione di questi strumenti?

In questo approfondimento vi spiegheremo quali sono le applicazioni tecnologiche all’interno dei processi di coltura che possono aiutare l’agricoltore a gestire con maggiore efficienza processi, materiali, macchinari, risorse umane e, ovviamente, le stesse coltivazioni.

Le Fitopatologie

Partiamo dalle fitopatologie, che causano spesso enormi perdite economiche all’agricoltore se non riconosciute in tempo. Per limitare i danni è fondamentale scoprire tempestivamente la loro insorgenza, e allo stesso tempo prevenirne la nascita evidenziando le condizioni che ne aumentano il rischio.

Come? Per esempio attraverso l’implementazione di sensoristica (IoT) nei campi, sugli alberi, sui singoli frutti, nelle canaline di scolo e così via, grazie a cui è possibile recuperare informazioni qualitative sullo stato di salute delle piante, sull'umidità del terreno, sulla presenza di sostanze dannose, di insetti, di patologie, etc.

Allo stesso tempo, tramite l’utilizzo di droni e quindi di ortofoto e rilievi 3D, è possibile evidenziare la diversa composizione delle colture, quali ricevono meno acqua, crescono di meno, o appaiono meno sane o malate.

Agricoltura di Precisione

Un’altra applicazione di IoT, droni, ma anche del Machine Learning, si sviluppa nel concetto di “agricoltura di precisione”, sempre facente parte della Smart Agriculture.

Solitamente i mezzi di produzione vengono utilizzati secondo il calendario o comunque omogeneamente in una coltura, senza considerare la variabilità intra-campo e le reali necessità.

Le nuove tecnologie permettono di raccogliere facilmente informazioni per effettuare trattamenti selettivi risparmiando tempo e prodotti applicati. Attraverso un’analisi predittiva, resa possibile da algoritmi di Machine Learning appositamente “educati”, l’agricoltore è in grado di prevedere quando determinate colture e aree avranno bisogno di essere seminate, irrigate o concimate.

Altre Applicazioni Smart Agriculture

Ma scendiamo ora più nel dettaglio delle varie funzionalità, immaginando una soluzione ready-to-use dedicata alla Smart Agriculture. Quali sono le sue applicazioni pratiche?

Mappatura Appezzamenti

Grazie alla soluzione, l’operatore può disegnare facilmente le mappe web dei propri appezzamenti utilizzando come sfondo le ortofoto dell’area. Il sistema permette di caricare anche le mappe del catasto per facilitare la ricerca delle parti interessate. Sarebbe possibile riportare in mappa non solo gli appezzamenti, ma anche tare o parti di terreno destinate ad altri utilizzi.

Georeferenziazione piante o filari

Oltre alla visualizzazione degli appezzamenti, in particolari condizioni in cui sia importante l’informazione per ogni singola pianta, è possibile georiferire piante o filari, utilizzando il GPS in campo e riportando le informazioni in mappa.

Informatizzazione dei dati riguardanti le colture

A ciascun appezzamento disegnato in mappa è possibile associare una molteplicità di informazioni utili sia in fase di valutazione e monitoraggio della coltura, sia in fase di invio dati per adempimenti normativi. I dati caricabili sono infatti gli stessi presenti nel fascicolo aziendale e utili per la PAC. I dati relativi agli appezzamenti possono essere poi scaricati in appositi file elaborabili o stampabili.

Interfaccia con sensori del suolo e della pianta

La soluzione si interfaccia direttamente ai sensori IoT installati negli appezzamenti per fornire informazioni importanti circa la risposta del suolo e delle piante alle condizioni meteoclimatiche.

Visualizzazione dati meteo

L’applicazione mette a disposizione dati meteo derivanti da centraline fisse o sensori IoT installati direttamente negli appezzamenti interessati. I sensori forniscono informazioni utili circa il microclima che insiste su una determinata area, fondamentale per la valutazione della possibilità di insorgenza di determinate fitopatologie.

Gestione magazzino per fertilizzanti e fitosanitari

Una sezione specifica della soluzione sarebbe dedicata alla gestione del magazzino di fertilizzanti e fitosanitari, dove è possibile caricare tutte le informazioni relative ai prodotti in entrata nel magazzino e ai prodotti utilizzati sul campo. Il sistema automaticamente visualizza un contatore per monitorare la presenza in magazzino dei prodotti.

Elaborazione grafici e statistiche

Una soluzione Smart Agriculture produce numerosi grafici e statistiche che permettono di effettuare un’analisi specifica per vari fattori, in particolare:

    • Elaborazione di modelli previsionali: la soluzione sarebbe in grado di elaborare modelli previsionali molto accurati, per ogni singola area, che indicano la probabilità di generazione, fertilità e mortalità di un agente infestante. Queste informazioni consentono di conoscere tempestivamente l’inizio di una fitopatologia o il grado di infestazione.
    • Ottimizzare lo spandimento a rateo variabile dei mezzi di produzione: la soluzione Smart Agriculture permetterebbe di ottimizzare l’uso di fertilizzanti, prodotti fitosanitari e acqua irrigua grazie all’utilizzo di mappe di distribuzione e dei parametri del terreno ottenuti dal campionamento del suolo.
    • Supportare nelle scelta dei punti di campionamento del terreno: la piattaforma supporterebbe l’agricoltore nella scelta del campionamento attraverso varie indicazioni che derivano da dati pedologici, orografia e precedenti campionamenti.
    • Evidenziare la presenza di criticità localizzate: la soluzione sottolineerebbe varie criticità, come la carenza di nutrienti, la presenza di fitopatologie o la presenza di ristagno idrico nei terreni attraverso mappe di vigoria della vegetazione. Queste mappe vengono realizzate a partire dai dati telerilevati per mezzo di satelliti o droni.

 

Conclusioni

In sintesi la soluzione per la Smart Agriculture che abbiamo immaginato permette di:

- Migliorare e modernizzare la gestione delle colture, sostituendo mappe e dati cartacei;

- Ottimizzare i tempi di gestione e caricamento dati;

- Prevenire l’insorgere di una patologia e contenerne la diffusione;

- Ottimizzare le scelte di gestione;

- Risparmiare sull’utilizzo di prodotti (fertilizzanti, fitosanitari, acqua);

- Risparmiare sui mezzi di produzione;

- Contenere gli impatti ambientali delle attività;

- Produrre prodotti di qualità maggiore;

- Realizzare confronti temporali per la gestione di criticità negli appezzamenti.

È quindi arrivato il momento per l'agricoltura di entrare - non in punta di piedi, ma da protagonista - nell’epoca della digitalizzazione.

Il futuro è 4.0. anche per l’agricoltura: sviluppando nuove soluzioni per la Smart Agriculture è possibile far "fruttare" un mercato in crescita, che offre grandi opportunità alle realtà che credono in un approccio ecologico e oculato alle risorse.

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Sei qualità fondamentali per un’impresa empatica

Impresa empatica: due mani che si avvicinano

Transizione digitale, nuova globalizzazione, industria 4.0, intelligenza artificiale…i  cambiamenti in atto negli ultimi anni investono il mondo imprenditoriale nella sua totalità. 

Per fare fronte a queste sfide è fondamentale che le aziende ripensino le loro prospettive, in modo da apprendere la capacità di adattamento costante per affrontare la mutevolezza che contraddistingue il tempo che stiamo vivendo.

Nel tempo della complessità non c’è più spazio per la rigidità dei modelli di organizzazione tayloristi e fordisti che hanno contraddistinto per decenni il mondo imprenditoriale e a cui la maggior parte delle nostre aziende è ancora ispirata. 

In linea con il primato dell’intelligenza emotiva, ovvero della capacità di riconoscere, gestire e utilizzare consapevolmente sentimenti propri e altrui, le organizzazioni dovranno dunque dare spazio all’empatia e valorizzarla nelle loro strutture e processi. 

Lo spunto per identificare le qualità fondamentali che imprenditori e manager dovranno fare proprie per rendere le imprese davvero empatiche si possono ritrovare in un’opera letteraria del recente passato, anch’essa scritta in un’epoca di grandi cambiamenti: le sei “Lezioni americane” di Italo Calvino

 

Le “Lezioni americane” di Italo Calvino

Il 6 giugno 1984 Italo Calvino fu invitato dall’Università di Harvard a tenere un ciclo di conferenze nell’ambito delle Charles Eliot Norton Poetry Lectures. Calvino decise di dedicare le sue lezioni alla letteratura e, più in generale, alla comunicazione in ogni sua forma, a fronte dei cambiamenti intervenuti nel corso degli ultimi decenni nella società.

Calvino rilevò dunque sei princìpi, sei parole chiave che nella sua visione avrebbero dovuto traghettare la scrittura verso il terzo millennio. 

Nelle settimane precedenti agli incontri, Calvino fu ossessionato dalla preparazione di queste lezioni, tanto da avere idee e materiali per realizzarne numerose altre. Purtroppo morì prima di aver completato la sesta lezione, incentrata sul tema della Coerenza (Consistency).

A quasi quarant’anni di distanza dalla stesura, le sei Lezioni americane di Italo Calvino restano un’opera universale e senza tempo, capace di parlare delle sfide della società del passato recente, ma anche del tempo di oggi, tra digitalizzazione e nuova globalizzazione.

Dario Melpignano e Neosperience stessa hanno tratto ispirazione dalle sei parole chiave individuate nelle “Lezioni americane”, per provare a rileggerle nella chiave strategica dello sviluppo organizzativo e aziendale. 

Parliamo dunque di Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità e Coerenza.

Scoprile ascoltando l'intervento realizzato da Dario Melpignano per il pubblico di Confindustria, che trovi qua sotto:

 

O leggi la sintesi dei punti, secondo l’interpretazione del nostro CEO Dario Melpignano.

 

Leggerezza

prima qualità impresa intelligente: leggerezza

Federico Faggin, inventore del microprocessore, e Giulio Tononi, tra i  principali  neuroscienziati italiani contemporanei, concordano per certi versi su una tesi: ognuno di noi è al contempo parte e tutto dell’universo, che osserva sé stesso da un punto di vista specifico. 

In questo senso diventa strategico saper cambiare punto di vista e accogliere con leggerezza la complessità del mondo esteriore e interiore nel quale ci troviamo. Ciò implica l’adozione di una nuova ottica, di nuove logiche, nuovi metodi di conoscenza e di verifica, che mettano al centro la precisione e la determinazione

L’impresa empatica riconosce la leggerezza come primo e fondamentale valore su cui costruire la propria organizzazione. Nel mondo del digitale, il luogo non-luogo per eccellenza, è di importanza fondamentale togliere peso alla struttura e al linguaggio della tecnologia e accogliere la leggerezza come un valore.

L’impresa empatica mette in pratica la leggerezza facendo propri processi operazionali agili e flessibili, affidandosi a un’infrastruttura digitale in cloud e adottando applicazioni aziendali che, anziché nascondere i dati, li mettono a disposizione degli utenti. 

 

Rapidità

seconda qualità impresa intelligente: rapidità

Il tempo, oltre a non essere probabilmente un’entità fondamentale, è relativo. Per tutti però ha un valore, generalmente molto alto. Come impresa, oggi più che mai, è importante impiegarlo al meglio.

Calvino ritiene che la rapidità sia un valore: la rapidità non è intesa come una corsa contro il tempo, che si rivela in ultima analisi futile e porta a risultati approssimativi, bensì come una flessibilità strutturale che fa della sveltezza il suo punto di forza.

Ed è proprio “affrettandosi lentamente”, per riprendere il motto dello stampatore rinascimentale Aldo Manuzio, che le imprese empatiche faranno fronte ai cambiamenti. Nella pratica ciò si traduce nell’elaborazione di sistemi, applicazioni e servizi tecnologici flessibili e scalabili, capaci di adattarsi alle diverse circostanze.

Nelle Lezioni americane Italo Calvino considera complementari tra di loro il “tempo di Mercurio”, che rappresenta la sintonia con il mondo, e il “tempo di Vulcano”, ovvero la concentrazione produttiva e costruttiva. In altre parole, le aziende dovranno padroneggiare un equilibrio tra il know-how acquisito sul lungo termine e la rapidità di esecuzione dei processi di business.

 

Esattezza

terza qualità impresa intelligente: esattezza

In un’era dominata dai Big Data, l’impresa empatica dovrà essere capace di superare le difficoltà che rendono ogni giorno più complicato comunicare e far comprendere i dati e le informazioni che ne conseguono. 

È più che mai necessario mettere in pratica il “giusto uso del linguaggio” che Italo Calvino associa alla qualità dell’esattezza. Imprenditori e manager dovranno sforzarsi di parlare un linguaggio che veicoli un reale significato, senza affidarsi a formule di vendita vuote e oscure.

Le nuove tecnologie basate sull’Intelligenza artificiale permetteranno presto agli utenti di predire la domanda di beni, servizi o trend di business. Ne sono un esempio le soluzioni presentate nel corso dell’ultima edizione della conferenza internazionale Re:MARS di Las Vegas, a cui Neosperience ha recentemente partecipato.

Per comunicare al pubblico concetti relativi a dati e modelli statistici complessi, e spiegare quali siano le loro potenziali applicazioni concrete, saranno necessarie un’analisi qualitativa e un approccio critico alla raccolta e all’elaborazione del dato stesso.

Il dato non è magia e neanche formula: un suo utilizzo consapevole non potrà prescindere dal fattore umano che l’impresa empatica mette al centro, facendo uso di un linguaggio trasparente e - appunto - “esatto”. 

 

Visibilità

quinta qualità impresa intelligente: visibilità

Nelle Lezioni americane Italo Calvino si interrogava sul futuro della facoltà dell’immaginazione nella civiltà dell’immagine, a seguito di una serie di cambiamenti che nel corso del ventesimo secolo avevano rivoluzionato la cultura, la società e i mezzi di comunicazione. 

Oggi questa tematica è più attuale che mai. Con il Metaverso, che promette di trasferire in uno spazio virtuale i rapporti personali e aziendali, la civiltà stessa si fa immagine. Come è possibile coniugare il progresso tecnologico con l’utilizzo della facoltà di immaginazione, senza implicare d’altro canto un ritorno al passato?

Quando si va oltre gli esempi più sensazionalistici, si scopre che la migliore tecnologia in realtà è già human-centered

Come dimostrano ad esempio le esperienze di Extended Reality realizzate da Neosperience per il produttore di elettrodomestici Haier, l’utilizzo attivo di tecnologie di realtà virtuale e aumentata non mette in pericolo, ma valorizza l’immaginazione.

Compito dell’impresa empatica è quello di integrare nelle soluzioni digitali la fantasia, la “facoltà intrinsecamente antropomorfa di evocare immagini dalla mente”, che nessuna rete neurale o intelligenza artificiale potrà eguagliare.

 

Molteplicità

quarta qualità impresa intelligente: molteplicità

Nonostante si parli sempre più spesso di individualismo, viviamo nell’era dell’uniformità. In ogni ambito della nostra società gli individui sono uniformati in “cluster”, raggruppati per interessi, caratteristiche e idee anziché valorizzati. 

Il digitale ha aumentato ulteriormente la complessità delle relazioni tra aziende e clienti. Da un lato infatti le nuove tecnologie incentivano un rapporto più diretto, ma dall’altro hanno uniformato sempre di più la comunicazione, i contenuti e le esperienze di fruizione.

L’impresa empatica restituisce alla molteplicità un ruolo centrale e la valorizza costruendo prodotti e servizi che tengano conto dell’unicità di ogni persona, che enfatizzano il coinvolgimento emotivo e ne influenzano le vite per mezzo dei dati.

Nella pratica questo è l’obiettivo della Customer Intelligence: offrire ai clienti esperienze su misura su diversi touchpoint, capaci di superare l’approccio alienante della comunicazione per cluster e fare così tesoro dell’unicità di ogni cliente, di ogni collaboratore, di ogni partner di business.

 

Coerenza

sesta qualità impresa intelligente: coerenza

Dell’ultima delle Lezioni americane di Italo Calvino, incentrata sul tema della coerenza (Consistency), come anticipato nell’introduzione sono rimasti solo pochi appunti. Questo tema è però  centrale  nel tempo di oggi, in cui cresce il disorientamento e si sgretolano idee e concetti prima dati per certi.

In un mondo che non smette mai di cambiare, è di fondamentale importanza che il cambiamento sia coerente. Il ruolo dell’impresa empatica oggi è quello di fare proprio il valore della coerenza, dando certezze, risposte e valori: nuovi punti di riferimento su cui puntare.

Le aziende dovranno dunque abbracciare nuove visioni e nuovi modelli di business, adottando ad esempio una strategia di piattaforma multi-sided e offrendo miglioramenti alle capacità digitali esistenti, anche per mezzo di modelli di offerta subscription-based.

Fare propria la qualità della coerenza e diventare punto di riferimento dell’impresa empatica è per Neosperience un onore e un onere. Non è affatto semplice, ma ripaga con la consapevolezza di essere bussola e stella polare per i nostri clienti, aiutandoli a navigare il mare procelloso della tecnologia nel tempo della complessità.

 

Conclusioni

Come abbiamo visto, essere impresa intelligente van ben oltre l'adozione di nuove tecnologie.

È una sfida che parla direttamente al cuore e alla mente di tutti noi: non semplici lavoratori, ma donne e uomini che si relazionano con altri esseri umani.

Infatti solo se avremo il coraggio di essere "persone intelligenti", se faremo nostre queste sei qualità, allora potremo far diventare realmente intelligente la nostra impresa.

E tu, sei pronto?

Scarica il nostro ebook se sei interessato ad approfondire le 6 qualità dell'impresa empatica

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Dario Melpignano Confindustria Rapallo

PaesEuropa – Tempo di nuova globalizzazione

Dario Melpignano, CEO di Neosperience, venerdì 24 giugno è intervenuto al 51° Convegno Nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria a Rapallo con uno speech dal titolo "L'Impresa Intelligente".

Insieme al giornalista Davide Parenzo, Dario ha discusso delle prospettive che l'intelligenza artificiale offre per la salute e l'economia del Paese davanti a un parterre d'eccezione, composto da personalità di spicco della politica, delle istituzioni e dell'imprenditoria italiana.

L'impresa intelligente, per Dario Melpignano, è capace di adattarsi al cambiamento, sopravvivere e prosperare:

Se oggi il primato dell’intelligenza è nella cosiddetta “intelligenza emotiva”, le nostre aziende devono imparare in primis a essere empatiche, cioè capaci di adattarsi alla mutevolezza del tempo della nuova globalizzazione.

L'empatia è al centro anche all'impegno di Neosperience nel campo della salute.

Sul palco di Rapallo Dario Melpignano ha dimostrato con successo il modo in cui Neosperience Health utilizza l'Intelligenza Artificiale per migliorare le performance dei processi pre-analitici e diagnostici.

 

Guarda l'intervento

Se non riesci a vedere il video, visita questo link

Invece qui sotto potrai scaricare l'ebook sulle 6 qualità fondamentali per un'impresa empatica, ovvero il continuum dell'intervento di Dario sulle Lezioni Americane di Italo Calvino.
Ebook Lezioni Americane

 

Verso un nuovo modello imprenditoriale

L'era della nuova globalizzazione è iniziata: i CEO di oggi e domani dovranno superare al più presto l'approccio taylorista-fordista al lavoro e integrare la tecnologia nel proprio bagaglio di esperienze.

Solo mettendo in campo l'intelligenza emotiva e facendo leva sull'empatia sarà possibile creare un valore aziendale maggiore della somma delle parti, in grado di fare tesoro delle potenzialità del digitale.

Il Mediterraneo, ha sottolineato Melpignano citando personalità del calibro di Federico Faggin e Giulio Tononi, è una fucina di talenti imprenditoriali. Proprio da questo contesto prende vita infatti un modello di azienda alternativo all'oligopolio tecnologico californiano.

Ed è proprio da un autore molto lontano dalla Silicon Valley che Dario ha preso ispirazione per delineare le qualità dell'impresa intelligente del domani, che Neosperience mette in pratica già da oggi giorno dopo giorno: Italo Calvino.

Come suggeriscono le sue Lezioni americane, servono ora più che mai leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità e coerenza per affrontare il futuro.

Italo Calvino Lezioni Americane

Scopri le soluzioni che Neosperience offre alle aziende per una transizione digitale alla potenza dell'empatia:

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uncanny valley

Quando ci troviamo a progettare soluzioni tecnologiche in grado di interagire attivamente con gli utenti, è bene tenere conto di un rischio particolare: la sensazione di disagio e repulsione che si prova davanti oggetti o sistemi così realistico da replicare in modo quasi perfetto l’aspetto umano.

Questo effetto ha un nome: Uncanny Valley (ovvero “valle perturbante”) e può coinvolgere non solo robot e assistenti virtuali, ma anche chatbot e sistemi conversazionali. In questo articolo approfondiremo il concetto di Uncanny Valley e le soluzioni possibili nella progettazione di un’intelligenza artificiale empatica.

 

Uncanny Valley, la “valle oscura” della percezione umana

Il termine “Uncanny Valley” risale al 1970 ed è stato coniato da Masahiro Mori, professore di robotica al Tokyo Institute of Technology, in un articolo inizialmente pubblicato sulla rivista giapponese Energy. Masahiro riassume in un grafico il rapporto tra la somiglianza tra un oggetto e un essere umano e il grado di affinità (indicato con il termine shinwakan) che si prova nei suoi confronti.

Come si può osservare nel grafico qui sotto, fino a un certo punto gli osservatori provano maggiore empatia nei confronti degli automi più simili agli esseri umani: un robot giocattolo attira l’attenzione più di un macchinario industriale, perché in qualche modo evoca le fattezze umane pur senza riprodurle con fedeltà. Quando la somiglianza si fa più precisa, tuttavia, la curva della risposta emotiva precipita bruscamente.

uncanny valley

Questo avvallamento corrisponde al senso di disagio e inquietudine che gli osservatori provano nei confronti di oggetti che a un primo sguardo sembrano reali, per poi rivelarsi invece artificiali. Questo effetto, rileva inoltre Masahiro, tende ad accentuarsi se entra in gioco la componente del movimento.

 

Uncanny Valley e prodotti multimediali

uncanny valley

Gli esempi che Masahiro riporta per identificare il concetto di Uncanny Valley spaziano dalle applicazioni della robotica industriale ad altri tipi di oggetti inanimati, come bambole e burattini del teatro giapponese, per culminare in rappresentazioni fantastiche come gli zombie.

Nel corso degli ultimi decenni l’Uncanny Valley ha attirato l’interesse degli esperti di tecnologia, rivelandosi più attuale che mai davanti agli ultimi progressi nel campo della robotica, dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning. 

Allo stesso modo il concetto di Uncanny Valley è stato applicato trasversalmente anche a diverse forme di arte e cultura popolare, in particolare nel caso dei prodotti che fanno uso di effetti di computer grafica (CGI).

Sono stati attribuiti all’Uncanny Valley gli scarsi risultati ottenuti al botteghino da film come Final Fantasy: The Spirits Within (2001). Nell’articolo A-Life and the Uncanny in Final Fantasy la studiosa Livia Monnet ipotizza che l’insuccesso della pellicola sia dovuto proprio al suo iperrealismo digitale, tale da causare nello spettatore sensazioni di ostilità.

 

Cos’è il perturbante? Le origini dell'Uncanny Valley

Sebbene formulato nella sua accezione attuale solo nella seconda metà del ‘900, il concetto di Uncanny Valley affonda le sue radici nella categoria del perturbante (Das Unheimliche) elaborato dal filosofo e psicologo tedesco Ernst Jentsch

ritratto di E.T.A. Hoffmann

Prendendo come esempio la letteratura del Romanticismo tardo-ottocentesco, come i racconti fantastici di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, Jentsch identifica il perturbante come una sensazione di “incertezza intellettuale” che sorge davanti a oggetti dalle fattezze ambigue come bambole, automi meccanici e manichini di cera.

Sigmund Freud riprende e rielabora il concetto di Unheimlich nell’omonima opera del 1919. Per Freud il perturbante, connesso al processo psicodinamico della rimozione, è “quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare”, che se rivelato provoca in noi uno stato di allerta.

 

Androidi, cloni e replicanti

uncanny valley

Il panorama della tecnologia offre diverse occasioni di spunto sulla possibilità di incorrere nell’effetto di Uncanny Valley, in particolare se si considerano le applicazioni della robotica e dell’Intelligenza Artificiale in diversi contesti professionali e nella vita quotidiana. 

Sophia è un robot umanoide sviluppato da Hanson Robotics nel 2016 e dotato di Intelligenza Artificiale, grazie a cui riesce a riprodurre le espressioni facciali con un alto grado di fedeltà. Ormai divenuta una sorta di celebrità, al punto da partecipare a una puntata di talk show insieme al presentatore Jimmy Fallon, Sophia rappresenta per molti l’esempio più lampante di Uncanny Valley.

Se si espande ancora di più il concetto di natura umana, un esempio interessante è invece Ai-Da, un’Intelligenza Artificiale sviluppata nel 2019 con lo scopo di produrre opere d’arte figurativa e performance art. L’esistenza di Ai-Da e delle sue opere, frutto di sofisticati algoritmi, porta il pubblico a porsi quesiti sul rapporto tra umano e macchina e sulla natura dell’arte stessa.

La riproduzione artificiale delle espressioni umane è infine al centro della tecnica dei deepfake. Un deepfake può replicare a tutti gli effetti le fattezze e la voce di una persona grazie al Generative Adversarial Network, una branca del Machine Learning attraverso cui la macchina apprende le caratteristiche e i pattern del personaggio da riprodurre. In questo modo è possibile realizzare video capaci di ingannare in modo convincente molti spettatori, con tutte le ripercussioni etiche e legali del caso.

 

Chatbot AI e Uncanny Valley

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Non tutte le intelligenze artificiali presentano un’interfaccia visiva. Prodotti come gli assistenti vocali e i chatbot possono anch’essi risultare perturbanti: grazie al Natural Language Processing (NLP) essi infatti riproducono in modo sempre più fedele la voce e le strutture linguistiche del discorso umano.

In un’intervista a Wired del 2019 la studiosa di robotica e ricercatrice del MIT Aleksandra Przegalinska fa luce sulla possibilità di incorrere nell’effetto di Uncanny Valley anche in questo tipo di prodotti.

La mancanza di una reazione empatica potrebbe essere una delle ragioni per cui il pubblico tratta spesso con ostilità questi agenti conversazionali, al punto che Siri, l’assistente vocale di Apple, ha un set di risposte pronte per controbattere alle domande più moleste (arrossirei se potessi). 

D’altra parte, in parziale contrasto con le affermazioni di Przegalinska, altri studi empirici svolti sull’interazione con i chatbot affermano la mancanza di un effetto Uncanny Valley laddove la componente visiva non sia presente.

Resta comunque ancora una questione aperta: oggi è opinione comune che gli sviluppatori di queste soluzioni debbano garantire agli utenti trasparenza riguardo alla natura dell’agente conversazionale con cui interagiscono, specificando se si tratta di un umano o di un bot. 

 

Conclusioni

In Neosperience non ignoriamo l’importanza di affrontare questi temi: per questo, quando abbiamo progettato Sofia, un’intelligenza artificiale votata ad assistere empaticamente gli utenti, ci siamo posti il problema dell’Uncanny Valley. 

Sofia infatti è un assistente virtuale estremamente evoluto, basato sulla piattaforma Neosperience Cloud e sulla tecnologia di NLP Gpt-3 di OpenAI. Oltre a decifrare e interpretare lo stato emotivo dell’interlocutore e ricavarne una profilazione psicologica, grazie al Machine Learning Sofia è capace di formare pensieri compiuti e ampliare il suo linguaggio con l’utilizzo di vocabolari settoriali afferenti alle diverse applicazioni, dalla medicina alla finanza.

Dato lo sviluppo tecnologico delle soluzioni messe in campo per Sofia, per evitare che fosse troppo “perfetta”, abbiamo progettato Sofia in modo da risultare, al contrario dell’androide sua omonima, più meccanica rispetto ad altri assistenti virtuali. In questo modo non corriamo il rischio di ingannare l’interlocutore sulla sua vera natura anche nelle interazioni più brevi o superficiali con l’intelligenza artificiale, instaurando così un rapporto di sicurezza e fiducia.

C’è sempre la possibilità di superare l’Uncanny Valley: man mano che le tecnologie si fanno sempre più sofisticate l’interazione con robot e intelligenze artificiali entrerà presto a fare parte della nostra quotidianità e ci spingerà a superare la paura degli automi.

Se sei interessato a implementare il nostro virtual assistant, contattaci!

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Arredamento e Design: opportunità per continuare a crescere

In questo articolo vi parleremo delle opportunità di crescita e innovazione nel settore dell’arredamento e del design

Oggi il contesto in cui gli operatori del settore si stanno muovendo è complesso, ma in forte ripresa. Sebbene l’aumento dei costi delle materie prime e i ritardi di approvvigionamento abbiano ritardato consegne e fatto lievitare i costi per il consumatore finale, al momento il mercato sta reagendo positivamente, più di quanto ci si aspettasse soprattutto per quanto riguarda il B2C.

Molti imprenditori del settore hanno affermato che - tra quest’anno e lo scorso- hanno assistito a un flusso di acquisti superiore del 50% rispetto al periodo precedente. 

Sebbene sia una notizia positiva, che dimostra il valore inattaccabile del settore, è comunque necessario che le aziende continuino ad affrontare e integrare i cambiamenti che sono avvenuti in quest’ultimo periodo, sia per quanto riguarda il rapporto con il mercato B2C, sia soprattutto per il B2B

Rimane interessante notare, inoltre, come questa situazione di difficoltà abbia contribuito a far prendere coscienza delle proprie potenzialità e abbia generato nuove opportunità da poter cogliere anche a lunga distanza.

In questo articolo vi racconteremo quali sono le soluzioni migliori per affrontare i mesi e gli anni che verranno.

Value China: il ponte tra Occidente e Oriente

Pensando alla crescita del settore in ottica globale diventa imprescindibile prendere in considerazione un paese in profonda trasformazione come la Cina: un mercato, quello dell’arredamento cinese, che negli ultimi tempi si è evoluto rapidamente, tanto da rappresentare una grande opportunità per i marchi internazionali.

Infatti i giovani consumatori cinesi oggi abbracciano pienamente le influenze occidentali nel design, in particolare quelle italiane.

Questa evoluzione “di gusto” è il riflesso di un cambiamento da parte dei consumatori cinesi, che ora richiedono una più ampia varietà di stili e influenze estetiche, oltre a quelle locali.

Artisti e designer cinesi hanno dato vita a mix tra elementi cinesi e occidentali per creare ambienti sofisticati e contemporanei nello stile definito “minimalista cinese contemporaneo”. 

I marchi che desiderano espandersi in Cina hanno come obiettivo primario quello di definire e identificare chiaramente un audience di riferimento. È di primaria importanza comprendere a fondo il pubblico a cui ci si riferisce riuscendo a delineare i loro interessi sullo stile di vita. 

Diventa più semplice a questo punto identificare e adattare il prodotto da spingere sul mercato e lavorare su una strategia di sviluppo online e offline intelligente, che includa sia la vendita al dettaglio fisica sia digitale. Inoltre, trovare community e KOL giusti con cui collaborare è fondamentale per comunicare al meglio il proprio brand ai consumatori giusti.

Per raggiungere questo obiettivo ed espandere il proprio mercato nell’estremo oriente, Value China rappresenta l'agenzia di consulenza, marketing e digital transformation per la Cina migliore, capace di supportare le aziende nel potenziare la loro presenza sul mercato, migliorandone la visibilità, l'awareness e KPI.

Mixed Reality per Arredamento e Design

Il settore dell’arredamento deve poter far toccare con mano i prodotti ai clienti. Questo non toglie però che la maggior del pubblico - in una fase precedente all’acquisto - decida di informarsi attraverso i canali digitali

Solitamente, dopo aver cercato su Google o aver sfogliato qualche rivista di design, gli utenti interessati finiscono inevitabilmente per visitare il sito del brand, desiderosi di poter vedere e approfondire le informazioni sui prodotti. In quel momento, su quel touchpoint, il possibile acquirente prende una decisione: andare in negozio per magari acquistare, o continuare la ricerca.

È quindi essenziale che il brand offra un’esperienza di visione virtuale del prodotto coinvolgente ed efficace, che stimoli l’interesse dell’utente e lo convinca a dirigersi verso lo store. 

Questo discorso è valido per il B2C, ma anche - soprattutto oggi - per il B2B

La Mixed Reality è una soluzione per le esperienze virtuali che raggruppa due tecnologie simili concettualmente, ma molto distanti come modalità di fruizione: la Realtà Aumentata e la Realtà Virtuale.

La prima si serve di uno strumento - lo smartphone principalmente - per posizionare nell’ambiente circostante i modelli 3D degli oggetti, anche animati, con cui l’utente può parzialmente interagire.

La seconda invece ha bisogno di un visore dedicato, che, una volta indossato, proietta l'utente in una realtà totalmente virtuale, dove può muoversi liberamente e interagire con l’ambiente. 

Quali sono le applicazioni di queste tecnologie per l’arredamento? 

Come ci ha insegnato negli anni Ikea Place, non esiste strumento migliore della Realtà Aumentata per permettere agli utenti di testare come l’arredamento si posiziona all’interno degli spazi abitativi. Il successo dell’esperienza proposta dal gigante svedese dimostra, se ancora ce n’era bisogno, che il pubblico è pronto e vuole un’offerta di questo tipo.

Riguardo invece alla Realtà Virtuale, questa tecnologia si è dimostrata particolarmente efficace per il B2B, siccome è in grado di offrire  ai buyer un’esperienza virtuale coinvolgente, che non si limiti alla presenza fisica alle fiere di settore.

Per esempio, spedendo i visori direttamente agli interessati, questi potranno scoprire e interagire con le nuove collezioni. Aprire un divano letto per vedere com’è all’interno? Si può fare. Inserire la prolunga su un tavolo? Anche. Oggi questa tecnologia ha raggiunto livelli qualitativi inimmaginabili.

Arricchire le fasi precedenti all’acquisto è diventato essenziale. 

Il valore dato all’esperienza del cliente, oggi sempre più centrato sul digitale, è il discriminante tra successo e insuccesso.

Customer Data Platform

Senza scendere in tecnicismi, in questa sezione vi spiegheremo quali sono i vantaggi derivanti dall’adozione di una Customer Data Platform (CDP) e dall’implementazione di strategie per acquisire le informazioni di contatto e personali di utenti e clienti.

Spesso le aziende che vendono arredamento, sia B2C sia B2B, fanno un errore: si dimenticano di recuperare i dati dei clienti. 

Come mai? 

Per quanto riguarda il B2B, la motivazione è una sola: siccome gli acquirenti medio-piccoli (architetti, ristoratori, etc.) si rivolgono direttamente a terze parti, i loro dati rimangono ai rivenditori e non arrivano al brand

Per quanto riguarda il B2C, invece, oltre al discorso sui rivenditori (ugualmente valido), c’è un’altra motivazione molto semplice: chi compra una cucina, un divano o dei sanitari difficilmente ripete l'acquisto nel breve o medio periodo; per questo motivo molte aziende decidono di non recuperare i dati del cliente per ricontattarlo e fidelizzarlo. La visione comune è che questa sia un’attività troppo costosa e dispersiva, che non porta dei vantaggi reali.

L’azienda così facendo perde invece un’occasione per instaurare un legame con il cliente che, anche se forse non nell’immediato, indubbiamente le porterà dei vantaggi. 

Immaginiamo che un avvocato - cuoco amatoriale ma appassionato - debba rinnovare casa. Si presenta da un rivenditore e acquista la cucina dei suoi sogni. Il brand recupera i dati del nuovo cliente. Come? Gli chiede di attivare la garanzia della cucina sul proprio sito internet. Memorizza quindi i suoi dati e li inserisce nella propria Customer Data Platform

Qualche giorno dopo manda un’email al cliente offrendogli uno sconto su un corso di cucina.

Dopo un mese, invece, gli regala un codice sconto per l’acquisto di utensili professionali per cucinare. 

Il secondo mese scrive al cliente per invitarlo a partecipare a un concorso: compilando il questionario potrà vincere una cena cucinata in casa propria da uno chef tre stelle Michelin.  

Via via che passa il tempo, fra brand e utente si creerà un legame.

Quando il cliente dovrà consigliare agli amici quale cucina acquistare, consiglierà la sua. Quando dovrà cambiare cucina nella casa al mare, comprerà sempre dallo stesso brand

Stesso identico discorso è valido per il B2B: magari il produttore in questo caso - dopo l’acquisto - offrirà sconti per le piastrelle di un partner, o agli architetti una masterclass con un famoso designer internazionale. Più saranno validi i vantaggi che offre il brand, più i professionisti torneranno ad acquistare.

In ogni caso, il discorso è sempre lo stesso: creare una relazione con i clienti è ciò che permette a un’azienda di crescere nel tempo, con la consapevolezza di poter contare su una solida base di appassionati. 

La Customer Data Platform serve proprio a questo: a creare relazioni.a rendere più semplice il contatto con il pubblico, grazie a automazione e personalizzazione, e a facilitare la gestione dei clienti e dei loro dati.

Conclusioni

In definitiva, per il settore dell'arredamento e del design è tempo di cambiare alcuni paradigmi operativi e strategici, per continuare a crescere e portare la qualità del Made in Italy in tutto il mondo.

Se sei interessato ad approfondire le applicazioni delle tecnologie Neosperience al settore, ti invitiamo a contattarci cliccando sul. link qui sotto.

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Virtual Exhibition: Neosperience e Value China per gli eventi B2B

Una Virtual Exhibition per la tua azienda nell'area APAC

Stiamo vivendo una situazione drammatica, è innegabile, ma, come spesso si dice, una crisi è anche un'opportunità. Ecco perché abbiamo sviluppato la soluzione verticale Virtual Exhibition (Smart Exhibition nella versione dedicata al pubblico asiatico).

È arrivato il momento di rivoluzionare gli eventi B2B internazionali.

Oggi esistono tecnologie in grado di supportare e facilitare la realizzazione e la gestione delle fiere B2B; in questo articolo vi parleremo della nostra soluzione verticale che abbiamo realizzato per il settore.

Il problema

Oggi viaggiare per partecipare a fiere ed eventi internazionali è difficile, soprattutto nei paesi dell'area APAC.
Siccome questa situazione rischia di perdurare nel tempo, è ormai diventato essenziale trovare un’alternativa.

La soluzione

La soluzione che abbiamo individuato si basa sul concetto di “digitalizzazione dell’esperienza”. Noi in Neosperience ci siamo posti l’obiettivo di riuscire a sviluppare una piattaforma che riuscisse a unire al suo interno i punti di forza del settore degli eventi internazionali con le prerogative di un’esperienza virtuale.

La Neosperience Virtual Exhibition è una soluzione verticale pensata per aiutare le realtà italiane a creare e gestire i propri eventi internazionali. Abbiamo inoltre voluto guardare con un occhio speciale al mercato cinese.

Il motivo? Siamo convinti che le migliori opportunità di business sono - e saranno in futuro - ad appannaggio dei paesi asiatici. Per questo motivo abbiamo accolto all’interno della nostra famiglia Value China, una società specializzata nell’aiutare le aziende italiane a crearsi un proprio mercato nel paese del dragone.

I tuoi obiettivi

Ci siamo quindi dedicati a delineare quelli che pensiamo siano gli obiettivi di ogni azienda o organizzazione desiderosa di realizzare il proprio evento internazionale.

  • Sviluppare e proporre un ecosistema digitale che sia in grado di forgiare nuovi modi per coinvolgere gli espositori e i visitatori. In poche parole, creare una community;
  • Ideare e realizzare esperienze rilevanti ed efficaci per sorprendere i visitatori;
  • Connettere, influenzare e costruire fiducia negli audience di riferimenti, su ogni piattaforma e device;
  • Permettere la creazione di un database di qualità con informazioni e insight sul proprio pubblico;
  • Sviluppare nuove fonti di guadagno per espositori e organizzatori;

 

Virtual Exhibition: ciò che offriamo

Una volta delineati gli obiettivi, abbiamo pensato a come soddisfarli con la nostra soluzione. La Neosperience Virtual Exhibition offre infatti:

  • Uno spazio dove realizzare speech e workshop: tramite uno strumento di streaming video, si possono organizzare incontri one-to-many, one-to-few e one-to-one.
  • Una feature di Matching basata sull’Intelligenza Artificiale per mettere in contatto le aziende partendo da una profilazione di interessi e qualità, esattamente come avviene nel mondo dei social network personali dove è possibile identificare utenti simili.
  • L’uso della Realtà Aumentata e Virtuale per dare “fisicità” ai contenuti che gli espositori decideranno di condividere, o per rendere più efficaci gli incontri e gli speech.
  • Una funzione di eCommerce all’interno della piattaforma per permettere agli espositori di vendere e proporre i propri prodotti al pubblico.

Il nostro obiettivo finale consiste nel rendere il tuo evento un esempio del buon uso del digitale nel settore. Così facendo la tua iniziativa diventerà naturalmente un polo attrattivo internazionale per il tuo settore merceologico.

Perché Neosperience e Value China

Le nostre due realtà hanno visioni e competenze uniche in Italia.

Siamo in grado di aiutare la tua azienda a estrarre il massimo del valore dal tuo posizionamento, realizzando l’evento virtuale che meglio si addice alle tue necessità.

Oltre a ciò, aiuteremo la tua realtà a espandere il proprio mercato. Ti permetteremo di raggiungere tutti i paesi asiatici e dell’area pacifica, e i loro pubblici interessati a ciò che produci o realizzi.

Grazie alla nostra soluzione ready-to-use, insieme saremo in grado di realizzare il tuo evento virtuale, a capitalizzare su prodotti e competenze e a diffondere le tue unicità in tutto il mondo.

Sei interessato alla Neosperience Virtual Exhibition? Vuoi diventare un precursore degli eventi e fiere all-digital?

Ti mostreremo i benefici pratici nell’adottare la nostra soluzione.

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Gender intelligenze artificiali

Dallo scorso novembre fino al prossimo 6 giugno, al Futures Festival organizzato dallo Smithsonian Institute, evento in cui è possibile ammirare le innovazioni che sono destinate a cambiare il mondo, possiamo ascoltare una voce molto speciale: Q.

Introdotta nel 2019 come prima voce virtuale senza genere, Q è stata creata per essere utilizzata dai virtual assistant al fine di suscitare un dibattito sul gender nell'Intelligenza Artificialie

Infatti, come afferma Ryan Sherman, uno dei co-creatori del progetto: "Q è stato ideata per avviare una conversazione tra gli addetti ai lavori e il pubblico sul motivo per cui la tecnologia dell'Intelligenza Artificiale - di natura senza genere - sia stata genderizzata". Per progettare Q un team di linguisti, ingegneri del suono e creativi ha collaborato con individui non binari campionandone le voci, per arrivare a creare una gamma sonora unica né femminile, né maschile.

Il gender nell'Intelligenza Artificiale favorisce stereotipi e discriminazioni?

Quando Q era stata annunciata diversi anni fa, è stata salutata come "la voce digitale senza genere di cui il mondo ha bisogno in questo momento", riconoscendo il potenziale danno che i virtual assistant di oggi, nel loro essere per antonomasia femminili, perpetuano nel proporre stereotipi misogini, rappresentando le donne come esecutrici prive di autonomia decisionale.

Il progetto Q ha ottenuto evidenza e riconoscimento in un rapporto delle Nazioni Unite sulle divisioni di genere nelle competenze digitali. "Quasi tutti gli assistenti sono stati femminilizzati nel nome, nella voce, nei modelli e nella personalità." si può leggere in questo rapporto intitolato Arrossirei Se Potessi, ovvero la risposta che Siri originariamente forniva agli utenti che la apostrofano con epiteti volgari o sessisti.

Il contesto odierno: come sta cambiando il rapporto con gli assistenti virtuali

Oggi la situazione sta fortunatamente cambiando: all'inizio del 2020 Apple ha eliminato l’opzione predefinita "femminile" per Siri, e permette ora di scegliere una voce maschile tra un insieme di voci denominate 1, 2, 3 e 4 (in Italia sono 1 e 2). Solo a fine febbraio 2022 Apple ha aggiunto un ulteriore voce, la numero 5: questa, ha affermato l'azienda, è stata registrata da un membro della comunità LGBTQ+ e suona molto più gender-neutral. Teniamo presente, ovviamente, che questo genere di aggiornamenti molto spesso non sono distribuiti allo stesso modo e contemporaneamente in tutto il mondo, quindi di fatto anche oggi lo scenario è differente da Paese a Paese.

Ma per superare gli stereotipi di genere occorre fare ben di più che aggiungere semplicemente un timbro vocale maschile o neutro. Infatti, anche l'idea di una voce "senza genere" rivela alcune delle idee sbagliate che ancora affrontiamo quando pensiamo a modi per evitare di rafforzare gli stereotipi stessi.

Tornando a Q, ad esempio, il suo utilizzo potrebbe rafforzare lo stereotipo che individui non binari non siano né uomini né donne, ma “qualcosa nel mezzo” anziché “al di fuori di esso”. Non si tratta infatti di lottare per la "neutralità" quanto più che altro iniziare ad affrontare ragionamenti ben più profondi, che passano dalle radici stesse della costruzione della relazione tra esseri umani e digitali

Un passo in avanti in questa direzione è stato fatto da Yolande Strengers, professore associato presso la Monash University e coautore, con Jenny Kennedy, di The Smart Wife: Why Siri and Alexa Need a Feminist Reboot.

In questo testo gli autori affermano di non pensare che la soluzione sia rimuovere del tutto il genere dall'equazione dell'Intelligenza Artificiale, perché "questo semplifica eccessivamente il modo in cui questi dispositivi trattano il genere, che non riguarda solo la voce, ma anche il tipo di cose che dicono, la loro personalità, la loro forma e il loro scopo".

Queering: una soluzione possibile al problema

Quindi Y.Strangers e J.Kennedy propongono di “queerizzare la moglie intelligente”. Cosa significa?
Queering the smart wife significa offrire agli assistenti virtuali diverse personalità che rappresentino in modo più accurato le molte versioni della femminilità e della mascolinità che esistono in tutto il mondo, in contrapposizione alla personalità piacevole e servile che molte aziende hanno scelto di adottare per i propri assistenti.

Gender intelligenze artificiali

Un esempio potrebbe essere Jibo, un robot introdotto nel 2017 che utilizza pronomi maschili ed è stato commercializzato come robot sociale per la casa. Jibo è caratterizzato da una mascolinità "dolce ed effeminata": ad esempio, Jibo risponde alle domande in modo educato, con uno sguardo civettuolo, e spesso ruota e si avvicina alle persone in modo stravagante.

Queerizzare gli assistenti virtuali può anche significare combattere gli stereotipi con ironia. È il caso di Eno, il bot della banca Capital One, lanciato nel 2019 che, se viene interrogato sul suo genere, risponde scherzosamente: "Sono binario. Non voglio dire che sono entrambe le cose, voglio dire che in realtà sono solo uno e zero".

“Un bot è un bot è un bot”: fornire un gender specifico all'Intelligenza Artificiale

Un altro approccio, forse più coraggioso, è quello di Kai, un chatbot di banking online sviluppato da Kasisto, un'organizzazione che costruisce software di Intelligenza Artificiale per l'online banking. Kai abbandona del tutto le caratteristiche umane, e assume piuttosto un'identità specifica del robot. 

Quando gli viene chiesto se è una persona reale, Kai risponde: "Un bot è un bot è un bot. Prossima domanda, per favore", indicando così agli utenti la sua non umanità, neanche pretesa, dato anche il no-sense della risposta in sé.

Anche per questo Jacqueline Feldman - la creatrice del bot - ha affermato di aver progettato Kai affinché fosse in grado di deviare e fermare le molestie. Ad esempio, se un utente molesta ripetutamente il bot, questo risponde con una frase, del tipo, "Sto immaginando sabbia bianca e un'amaca, per favore prova più tardi!".

Questo esempio solleva poi un altro problema dei bot umanizzati. Secondo la Feldman, quando le aziende che progettano bot li rendono troppo umani, rendendo agli utenti difficile comprendere se si sta parlando con una macchina o una persona, si viene a creare un punto di attrito con le esperienze spesso frustranti che i bot stessi offrono. In poche parole, se si sta pensando di star parlando con un umano, e l’esperienza non è all’altezza, si genera inevitabilmente una reazione negativa nell’utente.

Gender intelligenze artificiali Google Duplex

Un caso a questo riguardo è quello riguardante Google Duplex, una tecnologia ora integrata in Google Assistant, che imita straordinariamente la voce umana per eseguire attività come effettuare prenotazioni di ristoranti o fissare un appuntamento per ottenere un taglio di capelli. 

Questa tecnologia è stata spesso definita fuorviante per l’utente: per questo nel 2019 la California è diventata il primo stato a richiedere ai bot di identificarsi come tali e, sebbene la legge sia stata descritta come imperfetta, si può certamente definire come primo passo di un nuovo percorso nell’ambito delle norme che regolano le relazioni comunicative. 

Conclusioni

Per ridefinire il futuro del rapporto tra assistenti digitali e esseri umani, le aziende e la società devono essere disposti ad affrontare riflessioni profonde, con impatti significativi in vari ambiti lavorativi e privati. 

Riflessioni che anche noi di Neosperience stiamo portando avanti riguardo all'identità del nostro assistente virtuale, Sofia. Sebbene abbia un nome femminile, nello sceglierlo siamo stati guidati dalla volontà di rimandare alla Σοφία, la saggezza, nella sua accezione antica, che deriva dall’aggettivo saphés (“chiaro”, “manifesto”, “evidente”, “vero”). Sofia la saggia e la vera, quindi.  

Sofia inoltre è completamente personalizzabile, nell’aspetto e nella personalità. Può assumere qualsiasi genere e stile comunicativo, a seconda dei desideri e delle necessità di utenti e clienti. Inoltre, sebbene l’avatar virtuale sia estremamente convincente, la voce è resa volutamente più meccanica rispetto ad altri assistenti virtuali, per non rischiare di ingannare l’interlocutore sulla reale natura di Sofia.

Ma il nostro intento è quello di continuare ad evolvere Sofia, affinché sia adatto a essere utilizzato da tutti sempre, senza mettere in difficoltà o creare un danno alla sensibilità delle persone. 

Solo grazie all’eterogeneità e all’approccio di realtà che si occupano di sviluppare un'Intelligenza Artificiale evoluta saremo in grado di portare avanti sviluppi digitali davvero inclusivi, a partire da una corretta rappresentazione del gender.  

Il progresso giunge solo dall’accettazione e valorizzazione delle differenze, e il campo tecnologico non fa eccezione. 

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Trend tecnologici e nuove sfide nel settore 
dello sport

Foto copertina articolo sport - trend tecnologici nello sport

In un contesto in cui il mondo dello sport è in costante crescita, ma allo stesso tempo bisognoso di cambiamenti, la nascita di tecnologie innovative, la diffusione di nuovi strumenti e il loro utilizzo sono diventati fattori di enorme importanza per la crescita e l’evoluzione del settore

Se prendiamo come cartina tornasole la situazione economica e sociale dello sport più ricco e seguito al mondo - il calcio - allora appare chiaro che, tra scandali e crisi, la necessità di innovare è urgente. Un cambiamento va realizzato, e la tecnologia in questa partita può giocare un ruolo da protagonista.

Oggi più che mai è di vitale importanza affrontare le continue evoluzioni grazie a soluzioni e strategie a lungo termine che coinvolgano tutti gli stakeholder del sistema, con l’obiettivo di rendere unica e rilevante l’interazione online e offline tra azienda/squadra e cliente/tifoso.

In questo articolo illustreremo i trend tecnologici che oggi e, soprattutto, domani saranno in grado di rivoluzionare l’engagement, i rapporti e l’esperienza con i tifosi nello sport. 

 

Trend tecnologici sulle modalità di fruizione e coinvolgimento dei tifosi sportivi

Tifosi allo stadio - trend tecnologici nello sport

Uno sport, perché possa continuare ad esistere, ha bisogno di due cose: di persone che lo pratichino e di appassionati che lo seguano. Squadre e federazioni hanno quindi tutto l’interesse di stimolare l’engagement dei tifosi, creando senso di appartenenza e fedeltà per rafforzare la relazione con i fan/clienti/stakeholder e ottenere un ritorno concreto in ottica di business a lungo termine. 

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un grande cambiamento nel rapporto tra società e tifosi. Le nuove tecnologie per la fruizione degli eventi sportivi si sono imposte sempre più, e gli ultimi anni pandemici hanno dato un ulteriore boost a questo fenomeno. 

L’imposizione in Italia di Dazn, e anche di Amazon Prime Video per la Champions League, come provider di contenuti sportivi in diretta via streaming è figlia dei tempi. Il trasferimento dal medium televisivo a quello digitale apre la strada a nuove possibilità di coinvolgimento. È dimostrato da numerosi casi d’uso che la tecnologia è in grado di incrementare le opportunità di business, creando nuove fonti di ricavo, e allo stesso tempo migliorando la soddisfazione del tifoso/stakeholder. 

Certo, esistono ancora limiti notevoli (per esempio i frequenti problemi riscontrati da Dazn e Amazon con la qualità dello streaming), ma nessuno mette in dubbio che il futuro sia internet

Coinvolgimento, sfida e condivisione sono gli obiettivi di tutto un settore, che bene o male deve riconquistare la fiducia e l’amore del proprio pubblico, tendenzialmente più basse negli ultimi anni. Vediamo alcuni esempi di nuove tecnologie che possono giocare un ruolo da protagoniste in questa rivoluzione:

 

Blockchain 

La tecnologia Blockchain negli ultimi anni ha visto uno sviluppo notevole. Dai primi approcci dubbiosi, oggi il pubblico e le imprese hanno imparato a conoscerla e ad apprezzarla. Gli usi di questa tecnologia stanno crescendo, e le sue potenzialità non sono ancora del tutto espresse. 

Nel campo sportivo, l’uso della blockchain per l’engagement del pubblico si lega a una sottobranca di questa tecnologia: gli NFT. Questi sono “oggetti” digitali che - acquistati sulla blockchain - risultano unici e quindi non copiabili. Per questo motivo, vengono venduti dalle società come collezionabili, stimolando il coinvolgimento dei tifosi. 

Prendiamo ad esempio il caso degli NBA Top Shot. Questa iniziativa dedicata agli appassionati è basata su una piattaforma blockchain, dove gli utenti possono acquistare, vendere, e scambiare “moments”, ovvero NFT sotto forma di video highlights ufficiali delle migliori giocate della NBA.

Si tratta di un’esperienza simile al mercato tradizionale delle carte sportive fisiche, ma invece dell’immagine di un giocatore con statistiche sul retro, si collezionano video di una giocata specifica rappresentati su di un cubo, le cui facce contengono tutti i dati e le statistiche relativi a quel momento.

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5G

Come abbiamo già detto, la fruizione dei contenuti in diretta si sta spostando ormai da anni verso il medium digitale. Il 5G - una volta divenuto capillare - sarà la tecnologia che trasformerà definitivamente il modo in cui seguiamo lo sport. Le reti 5G si stanno diffondendo in tutto il mondo, offrendo velocità, maggiore capacità e latenza ultra-bassa.

Inoltre il 5G permette di arricchire l’esperienza dell’utente con contenuti interattivi in diretta. BBox - per esempio - sviluppa contenuti coinvolgenti di Realtà Aumentata (AR) a cui i fan possono accedere tramite il proprio smartphone, come la possibilità di fare foto con i giocatori, tour dello stadio a 360° e infografiche sulle prestazioni dei giocatori. 

Ai tifosi di oggi non basta avere la partita davanti agli occhi: vogliono analisi, statistiche e informazioni aggiuntive sui giocatori e gli avversari delle loro squadre preferite.

 

Personalizzazione e fidelizzazione

L’utilizzo delle nuove tecnologie consente la raccolta dei dati per creare programmi di fidelizzazione profonda e di coinvolgimento dei fan. Man mano che le organizzazioni del settore riusciranno a collegare tutti i punti del viaggio di un singolo fan, saranno in grado di guidare connessioni personalizzate ed esperienze che consentiranno di aumentare la durata della vita valore dei fan.

Un esempio in tal senso è dato dalla pubblicità dinamica durante le partite. ​​La pubblicità virtuale all’interno degli stadi sta facendo infatti passi da gigante, e promette di diventare un elemento cruciale per permettere ai brand e alle leghe di strutturare i ricavi in modo più organizzato, e per offrire contenuti più in linea con il proprio pubblico. Grazie a questa tecnologia, gli spazi fisici dedicati agli sponsor e presenti negli stadi con i pannelli laterali di bordo campo, durante lo svolgimento delle partite possono essere sostituiti da contenuti virtuali a video, prodotti in tempo reale e personalizzabili.

 

Iniziative Live

Durante un match in live streaming, la possibilità per l’utente di intervenire in diretta per partecipare a concorsi, iniziative e azioni è illimitata. Ricevere gli autografi digitali dal proprio personaggio preferito, vincere un premio se indovina chi sarà il prossimo marcatore, scegliere la telecamera da dove seguire il match: tutto è possibile. 

 

Crowdfunding per tifosi

Alcune piattaforme di crowdfunding consentono ai tifosi di investire in progetti proposti dalla loro squadra per eventuali miglioramenti. In questo modo le società possono ricevere dei fondi per poter far crescere il club, e allo stesso tempo i tifosi possono investire in maniera sicura e entrare a far parte della società stessa, ricevendo in cambio vantaggi e premi. 

 

E-Sport

Un altro trend - ormai consolidato - è quello degli E-Sport. Basti pensare che esiste un campionato corrispettivo della Serie A TIM, chiamata semplicemente eSerie A TIM, dedicato agli incontri sui giochi FIFA e PES. Le società sportive devono stimolare di più però questa fruizione, con un proprio coinvolgimento attivo diretto. Infatti molti dei tifosi più giovani si relazionano con il proprio sport preferito in primis grazie al gaming: partire nella creazione della propria base futura di fan attraverso gli E-Sport è ormai diventato essenziale, anche perché è un mercato che ormai muove miliardi di euro ogni anno. 

Organizzare e mettere in evidenza campionati per squadre, proporre premi, investire in sale giochi comuni sono solo alcuni degli usi più interessanti di questo medium. 

 

Trend tecnologici sull’analisi delle performance sportive 

Atleta che sorride - trend tecnologici nello sport

La tecnologia, ovviamente, gioca un ruolo focale anche nelle attività di allenamento. Il digitale e le nuove tecnologie forniscono - in primis - nuovi dati, e quindi un nuovo approccio. Per esempio applicazioni dell’Intelligenza Artificiale per l’analisi dei dati raccolti durante le sedute di allenamento sono già in essere in molte realtà: lavorare sui singoli individui, con strategie più analitiche e personalizzate (ad hoc), è la strada che molti stanno seguendo. Lo studio dei video degli allenamenti e dei match, la valutazione continuativa della salute, lo studio per la prevenzione degli infortuni sono solo alcune delle applicazioni possibili.  

Per far ciò vengono utilizzate tecnologie wearable IoT, attraverso cui vengono monitorati i parametri fisici (i battiti cardiaci, gli sforzi compiuti, etc.) dell’atleta, registrando gli eventi più rilevanti. Si fa uso - oggi sempre più spesso -  anche di telecamere, nel caso specifico per registrare i movimenti e le azioni al fine di tramutarli in dati da interpretare. 

 

AI per lo sport

Raccolti i dati fisici e comportamentali, il passo successivo e necessario è quello di tradurli in informazioni utili. Al momento esistono strumenti che unendo analisi dei dati e intelligenza artificiale consentono di studiare i comportamenti, comprendere i propri errori e quelli degli avversari, e individuare le correzioni più utili. Grazie a sofisticati algoritmi e modelli, questa tecnologia aiuta a dare ad atleti e squadre una spinta in più in termini di performance.

 

Conclusioni - La tecnologia per uno sport che cambia

Campo di atletica - trend tecnologici nello sport

Lo sport e il rapporto delle società con gli appassionati sta cambiando. Offrire esperienze nuove e coinvolgenti è ciò che permetterà al settore di tornare a crescere e di superare la crisi economica e di immagine che molte realtà hanno vissuto negli ultimi due anni di pandemia. 

Investire in nuove tecnologie, già utilizzate dalla propria audience, e creare un rapporto di rispetto e fiducia con gli appassionati sono gli strumenti a disposizione oggi per guardare al futuro dello sport. 

Lo sport in fin dei conti è un gioco e una passione che unisce quasi tutte le persone al mondo. Fare sport e seguirlo è un modo per tornare un po’ bambini: impulsivi, temerari e felici anche nella fatica. Le società sportive non dovrebbero dimenticarselo quando decidono i propri piani di business: senza divertimento, coinvolgimento, non è più sport

 

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Tutto sugli NFT: i trend, i vantaggi, i limiti, come crearli e guadagnarci

nft non fungible token 3d model

In questo articolo vogliamo tirare le fila sulla nuova buzzword del momento: gli NFT

Nati ormai quasi un decennio fa come naturale sviluppo della blockchain, negli due anni gli NFT hanno visto un boom sia di mercato, sia mediatico. 

Molte cose sono state dette su questa tecnologia, sia in maniera entusiasta che critica, e spesso in modo non troppo oggettivo. Oggi cercheremo di definire il reale ruolo degli NFT nella nostra vita di tutti i giorni, soprattutto per ciò che riguarda il nostro domani. Prima però di ritrovarci in una lunga discussione su quali sono le ragioni della nascita degli NFT, e su quali prospettive future dobbiamo aspettarci, partiamo dalle basi. 

Ti ricordiamo inoltre che se vuoi saperne di più sugli NFT puoi riguardare l'evento NFT-Commerce - Estrai il valore nascosto nel fashion, nell'arte, nel gaming che si è tenuto il 30 novembre, e in cui sono intervenuti Dario Melpignano, CEO di Neosperience, e Marco Pagani, CEO di Wizkey. Puoi riguardare la registrazione a questo link o cliccando qui sotto!

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Che cosa è un NFT? 

È un acronimo che sta per “Non-Fungible Token”. Cosa vuol dire? Rispetto ai beni fungibili, come le banconote (che possono essere scambiate con altre banconote dello stesso valore), i beni non fungibili indicano che tali beni non sono replicabili e sostituibili, perché possiedono una specifica individualità

nft 3d model pattern

Tale individualità è data da una marca digitale, dotata di un certificato di autenticità e unicità. Tale certificato è rilasciato grazie alla tecnologia blockchain. Gli NFT sono quindi associati a un contenuto digitale, di cui garantiscono i caratteri di unicità e autenticità, conferendo al proprietario un certificato della genuinità del prodotto digitale in oggetto e di proprietà del NFT. Ogni NFT, grazie alla blockchain, è un pezzo unico e perciò non è fungibile, ovvero non intercambiabile. 

Ci sono dei limiti nella creazione di NFT? Non particolari: qualsiasi cosa che sia memorizzata su un supporto digitale può essere trasformata in NFT, a patto che se ne abbiano i diritti d’uso (se lo scopo è poi venderlo). 

 

Come funzionano gli NFT oggi 

Oggi gli NFT sono una tendenza di investimento che muove miliardi e miliardi di dollari. Una moda che, tra alti e bassi, è destinata a diventare parte integrante delle nostre vite, anche se probabilmente con risvolti diversi rispetto alla speculazione attuale. Basti pensare ai prezzi a cui numerosi NFT sono stati venduti: Everydays: The First 5000 Days, Crypto Punks e Bored Ape Yacht Club, rispettivamente a 69 milioni, 1 miliardo e 542 milioni di dollari. 

everyday: the first 5000 days nft by beeple

Molti hanno gridato allo scandalo quando queste cifre sono state rese pubbliche, e molti hanno risposto difendendo la tecnologia degli NFT. Per esempio un investitore di NFT di nome Matt McNally ha ricordato agli scettici - qualche settimana fa - che molti dei beni acquistabili oggi sono - in fin dei conti - molti simili agli NFT: "Certo, puoi dire che spendere soldi per acquistare un certificato che dice che possiedi un'immagine facilmente copiabile è ridicolo, ma è qui che ti ricordo che puoi dire circa la stessa cosa sul 99% di tutto il resto ", ha detto McNally

"Gli NFT possono essere in buona parte speculazione, ma cosa non lo è? Potrei aver buttato via migliaia di dollari comprando NFT, ma tu magari stai buttando via migliaia di dollari giocando in borsa, o comprando biglietti della lotteria, o comprando prodotti che non ti servono”

In generale, quando un mercato attira così tanto denaro, il significato è uno solo: ci sono bisogni che non sono ancora soddisfatti, e che trovano sfogo - in questo caso - grazie agli NFT. 

E quali sono questi bisogni? In primis dare valore a ciò che prima non ne aveva alcuno: l’arte digitale e i diritti dei creator su di essa. In secondo luogo, il bisogno di “riconoscimento” (sociale, economico) delle persone anche negli spazi digitali (e grazie agli asset digitali), al momento non soddisfatto. 

Il boom degli NFT si può imputare anche al COVID-19, che ha spinto molte persone a vivere il digitale in modo diverso: una seconda vita. Inoltre molti artisti, performer e musicisti - tra le categorie più colpite dalla pandemia - si sono trovati nella situazione di reinventarsi, trovando negli NFT un modo di guadagnare dal proprio lavoro anche da remoto. 

Parlando di dati più recenti, nel 2022, in particolare nel primo semestre dell'anno, il mercato degli NFT (dopo il blocco improvviso del 2021) è ripartito: infatti sono stati spesi circa $37B, ed è ormai quasi certo che il mercato supererà il totale di $40B investiti nel 2021. 

 

I metaversi

Quindi, una cosa che sicuramente non si può dire sugli NFT è che siano nati senza un obiettivo. Una domanda però sorge spontanea: l’obiettivo è stato raggiunto? Dipende, soprattutto dal campo applicativo. Per esempio uno dei limiti degli NFT è che molte persone si chiedono: “Qual è la loro utilità pratica? In che modo posso farne uso?”. Una domanda a cui si può rispondere - solo parzialmente - dicendo che sono investimenti finanziari.

Ma questa situazione sta cambiando grazie alla nascita dei metaversi, dove gli utenti possono usare e mettere in mostra i propri NFT. Il lancio di un proprio metaverso da parte di Facebook è un chiaro segnale che ormai la strada verso mondi virtuali in cui poter utilizzare i propri NFT è spianata. 

Ma che cosa è un metaverso? La definizione canonica è: uno spazio tridimensionale all'interno del quale persone fisiche possono muoversi, condividere e interagire attraverso avatar personalizzati. In verità non ne esiste una definizione univoca, ma indica genericamente un luogo virtuale dove si può frequentare altra gente, interagire, investire e creare il proprio personaggio a immagine e somiglianza di ciò che si vuole essere. 

Oggi ne esistono circa una decina (a seconda di quale definizione di metaverso si voglia utilizzare). Vediamone alcuni esempi. 

Un esempio di metaverso affermato è quello del gioco Roblox. Oggi il sistema è integrato anche con determinati NFT, attraverso i quali gli utenti possono personalizzare i propri personaggi. 

Un esempio di iniziativa NFT è quella realizzata da Gucci, che ha cercato di raggiungere nuovi consumatori proprio all'interno di questo metaverso creando una “Gucci Collection” esclusiva di NFT, che include borse, occhiali e cappelli che possono essere utilizzati dagli avatar degli utenti all’interno del gioco.

decentraland with nft

Un altro metaverso ormai affermato è quello di Decentraland. Un esempio di iniziativa con NFT in questo mondo virtuale è quello di Coca-Cola, che ha lanciato abbigliamento virtuale di marca come NFT, ospitando persino un Rooftop Party sulla piattaforma per celebrare il lancio. 

 

I vantaggi degli NFT: perché crearli e venderli?

Per i brand e i creator, gli NFT sono una manna dal cielo, se così si può dire.

Tutto un nuovo mercato miliardario nato dal nulla negli ultimi anni: le possibilità di guadagno sono praticamente illimitate, e i costi per le aziende e i privati sono minimi. 

I campi applicativi sono ugualmente infiniti: tutto può essere venduto come NFT, è sufficiente creare una copia digitale di ciò che si vuole vendere e il gioco è fatto. Si possono tokenizzare singoli prodotti o opere d’arte digitali, o creare collezioni di migliaia di oggetti

nft david di donatello

Inoltre gli NFT inglobano tutti i classici vantaggi della blockchain, ovvero decentralizzazione, disintermediazione, immutabilità del registro, tracciabilità e verificabilità dei suoi contenuti, spostamenti e trasferimenti. 

Un’altro vantaggio è la possibilità di guadagnare anche dalle vendite di secondo, terzo, quarto, etc. livello: in poche parole, ogni volta che il tuo NFT viene rivenduto a terzi, vieni ripagato per i tuoi diritti. Il tutto grazie al fatto che sulla blockchain ogni trasferimento di proprietà è tracciabile. Un revenue stream continuo, e illimitato nel tempo. 

 

I limiti degli NFT

Veniamo ora a parlare di quali sono le problematiche - oltre al loro uso, che abbiamo trattato prima - che oggi rischiano di minare il successo degli NFT. Cominciamo dal problema dei diritti d’uso e di vendita

Copyright

È notizia di poco tempo fa che Quentin Tarantino - il noto regista cinematografico - ha annunciato la sua incursione nel mondo dell'arte NFT attraverso la creazione di sette copie digitali scansionate dei suoi script originali, scritti a mano con commento audio, legati alla sceneggiatura del film Pulp Fiction. Il problema è - in questo caso - che la casa di produzione del film, la Miramax, ha deciso di mandare una lettera di diffida al regista, affermando di possedere e di non voler concedere i diritti sui materiali del film, quando in verità la sceneggiatura è di proprietà del regista. 

pulp fiction quentin tarantino nft

Vediamo un altro caso: la modella e attrice Emily Ratajkowski ha venduto pochi mesi fa un NFT che rappresenta un'immagine composita, che mostra una fotografia di se stessa davanti a una stampa di un'altra artista che contiene una foto (di se stessa) scattata (presumibilmente) da un'altra artista. Un bel guazzabuglio, ma in fondo l’obiettivo di quest’opera è proprio quello di riflettere sul diritto d’autore nel mondo dell’arte digitale. 

In generale, gli NFT permettono in potenza agli artisti di recuperare i diritti sulle proprie opere, come detto prima fornendo royalties anche per le successive vendite dello stesso oggetto: però allo stesso tempo gli NFT - se così si può dire - non sono nient'altro che link che puntano a diverse URL, e possono essere qualsiasi cosa. Possono essere una sceneggiatura, o una foto, o un modello 3D, o una canzone, e così via. Il medium è unico, ma l’output è diverso. Gli NFT sono una delle risposte al problema del diritto d’autore, non LA risposta. 

È necessario quindi un passo in avanti anche a livello legislativo, che tenga in considerazione strumenti come gli NFT e trovi finalmente un modo efficace per proteggere l’arte digitale. 

 

Una moda che guarda poco alla qualità...

Un altro “problema” legato al settore, che rischia peraltro di minarne il successo, è la proliferazione di NFT di scarsissima qualità: siccome chiunque può creare NFT - con un minimo di conoscenza tecnica - la forte crescita del mercato ha incentivato una generalizzata scarsa qualità degli oggetti in vendita che però - e bisogna dirlo - vengono spessi comprati ugualmente. 

Prendiamo ad esempio una collezione di 10.000 NFT che ha avuto un certo successo: i Neopet

neopet sad animals nft

Sono animaletti, reali e mitologici, che l’utente è spinto a collezionare per poi utilizzarli in un metaverso dedicato.

Ebbene, la qualità realizzativa dei modelli degli animaletti - venduti a circa 500$ l’uno - lascia molto a desiderare. Orecchie che passano attraverso cappelli, occhiali che posano sulla bocca degli animali, vestiti che eliminano in tronco le zampe anteriori, e chi più ne ha, più ne metta. 

Come si può ben capire, un’operazione del genere non ha alcun interesse nell’NFT in sé, ma più all’investimento economico che c’è dietro. È la criptovaluta che interessa e vale, e il fatto che ci sia qualcosa "attaccato" - ovvero l’NFT - poco importa, è un di più. 

Se questo è il contesto, allora comprare NFT equivale a comprare criptovalute. 

La nostra convinzione è che questo comportamento sia dato solo dalla fase iniziale in cui si trova questa tecnologia: gente poco esperta può facilmente farsi prendere la mano e fare investimenti sbagliati. Con il tempo, la qualità si stabilizzerà verso parametri più affini ad un mercato maturo. 

 

Digitale e immortale: due parole che non vanno a braccetto

Quando si parla di NFT bisogna tenere presente che esistono anche alcune criticità tecniche strutturali, alcune proprie delle blockchain, alcune specifiche. Gli NFT, come abbiamo visto nel primo capitolo, sono in fin dei conti degli smart contract messi su una blockchain che rimandano con un link all’oggetto digitale di cui si è proprietari. 

3d model mirrors nft

Ma cosa succede se la blockchain di riferimento smette di essere una blockchain, o semplicemente smette di esistere? E cosa succede quando i contenuti che vengono linkati da uno smart contract cessano - perché scaduti o obsoleti - di essere raggiungibili? 

Per esempio il marketplace di NFT Hic et Nunc, dopo più di $50 milioni di vendite e basato sulla blockchain Tezos, poche settimane fa è stato chiuso senza dare una spiegazione agli utenti. Niente di grave, anche perché nessuno è stato danneggiato e nessuno ha visto scomparire i propri NFT (dato che il marketplace ha l’unico compito di intermediare), ma ciò che è successo deve far suonare un campanello d’allarme agli appassionati. 

Ogni qual volta una nuova tecnologia si impone sul mercato, nuove società traballanti provano a cavalcare l’onda del successo senza averne gli strumenti, mettendo in pericolo ignari investitori e utenti. Per evitare di correre pericoli, l’unica strada è fidarsi dei maggiori player del mercato: in questo caso - per esempio - OpenSea e Ethereum

 

Gli NFT consumano tanta, tantissima energia (?)

Pochi mesi fa Jason Citron, CEO di Discord - una delle applicazioni di messaggistica più diffuse al mondo - ha fatto un annuncio che era certo avrebbe mandato in visibilio la fanbase: ha pubblicato su Twitter uno screenshot dell'app che mostra come presto Discord sarebbe stata integrata con MetaMask e WalletConnect, i più diffusi sistemi di acquisto di criptovalute e NFT. Purtroppo per lui, gli utenti non l’hanno presa benissimo. 

Riflettendo i sentimenti di molti, un utente ha risposto al tweet: "Non vedo l'ora di dire ai miei amici che Discord sta incoraggiando schemi piramidali a grande costo dell'ambiente. Grazie per l'avvertimento!" Citron alla fine ha ritrattato la sua dichiarazione, e ha detto che Discord non ha intenzione di integrare NFT e criptovalute al momento.

Questo ci insegna che gli NFT possono suscitare anche reazioni critiche, soprattutto se ci si rivolge a un pubblico che è sensibile ai temi ambientali. Infatti, è noto a molti l’impatto ambientale della tecnologia blockchain, che per esistere ha bisogno di enormi quantità di energia per tracciare e archiviare le informazioni sulle transazioni. 

wwf for animals protection with nft

Detto ciò, non è proprio vero che gli NFT sono un danno per il pianeta, anzi. In verità sono solo una piccolissima parte dell’energia consumata dalla blockchain, e peraltro spesso gli NFT vengono utilizzati da organizzazioni no-profit per recuperare fondi per la salvaguardia del pianeta. Per esempio anche il WWF vende i propri NFT per salvaguardare le specie a rischio estinzione...ricordati comunque che è sempre bene mitigare l’impatto ambientale della tua operazione, o utilizzando energia verde e rinnovabile per il mining, o ponendo proprio come scopo dell’iniziativa quello di recuperare fondi per finanziare la trasformazione energetica e la conservazione del pianeta per migliorare la tua brand reputation.

 

Troppo potere agli intermediari

Un limite degli NFT è anche quello degli intermediari. Infatti, un brand o un creator che desiderasse creare e mettere in vendita i propri NFT deve per forza di cosa rivolgersi a due entità terze: la blockchain, su cui minare il proprio token, e un marketplace, dove poterlo mettere in vendita. Mentre rispetto alla blockchain c’è poco da fare, una soluzione per fare a meno dei marketplace terzi - che guadagnano grazie alle commissioni - esiste, ed è NFT-Commerce, la nostra piattaforma di digital commerce dedicata solo agli NFT. 

nft-commerce

Come funziona? È molto semplice: attraverso il nostro sistema, ti permetteremo di creare un collegamento diretto tra il tuo sito/app con la blockchain di riferimento, sia attraverso un wallet dedicato, sia direttamente con un gateway di pagamento attraverso carta di credito. L’utente quindi potrà direttamente comprare i tuoi NFT sulla tua property digitale, sia attraverso la propria criptovaluta, sia pagando con carta. 

Questo sistema permette sia di risparmiarsi le commissioni di terzi, sia di gestire l’esperienza di acquisto, e di recuperare i dati dei clienti. 

Scrivici per saperne di più

 

Conclusioni: perché vendere NFT ti fa guadagnare

Gli NFT sono il futuro - è innegabile - perché rispondono a bisogni che per lungo tempo sono stati disattesi da parte delle istituzioni e delle aziende. Cominciare da subito ad esplorare questo mondo può portare guadagni rilevanti, e offre un vantaggio competitivo sulle aziende concorrenti. 

Importante è tenere in considerazione i vantaggi ma anche le sfide che pone una nuova tecnologia, e non cadere nella trappola della superficialità quando ci si approccia agli NFT. Per questo è essenziale chiedere supporto a chi già vive e lavora nel mondo della blockchain. Perché quando si presenta un nuovo mercato, affidarsi a chi è riuscito già a creare expertise è fondamentale.

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Parlare con i conversational agent rende i bambini maleducati?

i conversational agent e i loro effetti sui bambini

Gli agenti virtuali possono diventare una risorsa importante nella nostra vita, in grado di aiutare le persone nel portare a termine i compiti più ripetitivi e liberare tempo per le attività human to human più ricche di valore. Al tal fine abbiamo lanciato sul mercato il nostro primo virtual agent, Sofia.

Per questo motivo, quando ci siamo imbattuti nella notizia che l’Università di Washington aveva realizzato una ricerca su come i conversational agent influiscono sulla crescita dei bambini, il nostro primo pensiero è stato quello di dedicarvi un approfondimento. 

Se infatti il nostro obiettivo come azienda è quello di portare l’empatia nella tecnologia, non possiamo permetterci di ignorare i rischi e i pericoli che la tecnologia può rappresentare.

Ma andiamo al dunque; quali sono i risultati della ricerca dell'Università di Washington, che si è posta la domanda: “Parlare con i “robot” rende i bambini maleducati?”

 

La ricerca: i conversational agent e i bambini

Parlare con i “robot” - anche se magari non ce ne rendiamo conto - fa ormai parte della vita quotidiana di molte famiglie, il tutto grazie alla grandissima diffusione di conversational agent come Siri di Apple o Alexa di Amazon. 

Recenti ricerche hanno dimostrato che i bambini sono felici di relazionarsi con i propri compagni di giochi artificiali, che - infatti - sono stati sviluppati e utilizzati anche a fini ludici ed educativi

La domanda però che si sono posti i ricercatori è un’altra: parlare con Alexa o Siri influenza il modo in cui i bambini comunicano con gli altri esseri umani? È possibile che comincino a trattare familiari, amici e sconosciuti come robot di servizio? 

Probabilmente no, secondo lo studio condotto dall'Università di Washington.

"Eravamo curiosi di sapere se i bambini stavano prendendo l’abitudine di conversare con gli umani come fanno con Alexa e altri agenti conversazionali", ha detto Alexis Hiniker, assistente professore dell’Università di Washington. 

I ricercatori hanno reclutato 22 famiglie della zona di Seattle per partecipare a uno studio in cinque parti. Nella prima parte, i bambini dovevano parlare con un robot animato che veniva mostrato sullo schermo di un tablet.

Sul retro della sala, nascosto, un ricercatore faceva domande a ogni bambino, che l'app attraverso il robot traduceva in una voce sintetica. All'inizio, quando i bambini parlavano con il robot sul tablet, questo diceva loro: "A volte comincio a parlare molto lentamente. Puoi dire "bungo" per ricordarmi di parlare di nuovo normalmente."

Dopo alcuni minuti di chiacchierata con il bambino, l'app rallentava periodicamente il discorso del robot fino a quando il bambino non avesse detto "bungo." Quando ciò avveniva il ricercatore premeva un pulsante per riportare immediatamente il discorso del robot alla velocità normale. 

La maggior parte dei bambini, il 64%, si è ricordata di usare il bungo la prima volta che l'agente ha rallentato il suo discorso, e tutti hanno imparato la routine alla fine di questa sessione.

Poi i bambini sono stati presentati a un agente conversazionale vero e proprio. Anche questo dispositivo - sempre collegato via voce al ricercatore nell’altra stanza - ha iniziato a parlare lentamente dopo una breve conversazione a velocità normale. Una volta che il bambino diceva "bungo" cinque volte, o lasciava che il robot continuasse a parlare lentamente per cinque minuti, il ricercatore concludeva la conversazione.

Alla fine di questa sessione, il 77% dei bambini aveva usato con successo bungo.

A questo punto, il bambino è stato lasciato solo con il genitore, che nel frattempo l’aveva raggiunto nella stanza. Una volta da solo, il genitore ha chiacchierato con il bambino e poi, come nei casi precedenti, ha iniziato a parlare lentamente. 

19 genitori hanno condotto questa parte dello studio. Dei bambini che hanno completato questa parte, il 68% ha usato “bungo” nella conversazione con i genitori. Molti di loro lo usavano con affetto. Alcuni bambini lo facevano con entusiasmo, spesso interrompendo il genitore a metà frase. Altri hanno espresso esitazione o frustrazione, chiedendo ai loro genitori perché si comportavano come robot.

Finita questa fase, un ricercatore entrava nella stanza e cominciava a parlare con il bambino: come negli altri casi, normalmente in un primo momento, e dopo lentamente. In questa situazione, solo il 18% dei 22 bambini ha usato “bungo” con il ricercatore. Nessuno di loro ha commentato il discorso del ricercatore.

"I bambini hanno mostrato una consapevolezza sociale davvero sofisticata", ha detto Hiniker. "Vedevano la conversazione con il robot come un luogo in cui era appropriato usare la parola bungo. Con i genitori, la vedevano come un'opportunità per legare e giocare. E poi con il ricercatore, che era uno sconosciuto, hanno invece preso la strada socialmente sicura di usare la più tradizionale norma di non interrompere qualcuno che sta parlando con te."

Dopo questa sessione in laboratorio, i ricercatori volevano sapere come sarebbe andato il “bungo” in natura, quindi hanno chiesto ai genitori di provare a rallentare il loro discorso nelle successive 24 ore.

Dei 20 genitori che hanno provato a casa, 11 hanno riferito che i bambini hanno continuato a usare “bungo”. Questi genitori hanno descritto le esperienze come giocose e divertenti: un inside joke, se così si può dire. I bambini che hanno espresso scetticismo in laboratorio hanno invece continuato a chiedere ai loro genitori di smettere di comportarsi come robot.

"C'è consapevolezza nei bambini che i robot non sono persone, e non volevano che la linea tra umano e artificiale si confondesse" ha detto Hiniker. "Invece per i bambini che usavano bungo con i genitori questa esperienza voleva dire qualcosa di nuovo. Non era come se stessero iniziando a trattare i loro genitori come robot. Stavano giocando con loro e connettendosi con qualcuno che amavano."

 

Conclusioni: i virtual agent per insegnare l'empatia

Sebbene questi risultati suggeriscano che i bambini non saranno influenzati dal rapportarsi con i virtual agent in commercio, è ancora possibile che le conversazioni con un conversational agent possano avere un effetto sulle abitudini dei bambini - come l'uso di un particolare tipo di linguaggio o tono di conversazione - quando parlano con altre persone.

D'altro canto questa ricerca ci insegna anche che i dispositivi conversazionali possono aiutare i bambini a consolidare alcune strutture comunicative e - in qualche modo - insegnare l'empatia

Come? Consideriamo l’empatia come una skill che si può affinare nel tempo, attraverso l’esercizio: in questo senso, metterla alla prova nel rapporto con i dispositivi tecnologici equivale a guardarsi allo specchio, come un campo di gioco grazie a cui i bambini possono comprendere la differenza tra umano e artificiale, ed esercitare la propria comprensione dei concetti di identità e umanità. 

Semplificando ancora, si può dire che la creazione di una contrapposizione tra reale e virtuale permetta al reale di risaltare: un po’ come succede quando, trovandoci in una situazione nuova e opposta alla nostra solita vita, finiamo per comprendere e vedere con occhi nuovi il nostro punto di partenza.

Questo può essere il ruolo quindi degli agenti conversazionali: far vedere l’umanità e ciò che ci rende unici sotto un nuovo punto vista. Questo è in linea con ciò che per noi significa “portare l’empatia nella tecnologia”, ovvero la reale ricchezza dell’innovazione

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